Attualità (14-02-2016)

MISERICORDIA, SANTITA’,GIUSTIZIA E FEDELTA’ DI DIO

Nell’antico Testamento è strettissimo il nesso tra misericordia e santità di Dio. In ebraico, il termine che noi traduciamo con “santo” significa separare. La santità di Dio è perciò la sua radicale differenza e la sua superiorità rispetto a tutto l’umano e a tutto il male. La santità di Dio è descritta in modo mirabile in una visione di Isaia, nella quale Dio viene cantato dai serafini come tre volte santo. Tale visione suscita un santo sgomento nel profeta e gli fa prendere coscienza di tutta la sua indegnità: “Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono, e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito” (Is 6,3-5).
Non possiamo prenderci gioco di Dio. Nella sua compassione e nella sua misericordia, egli mostra la sua santità e la sua grandezza. A motivo della sua santità Dio non può che opporsi al male. La Bibbia chiama ciò” ira di Dio”. Questa espressione non indica un sentimento violento di repulsione, ma la sua resistenza al male e all’ingiustizia.
Alla santità di Dio corrisponde la sua giustizia. Dio, per l’uomo dell’antico Testamento è giusto, e proprio per questo punisce il male e ricompensa il bene. L’esercizio della giustizia è, in un mondo ingiusto, già un’opera di misericordia in favore dei diseredati e degli oppressi.
La misericordia non è contro la giustizia. Nella sua misericordia Dio trattiene la sua giusta ira per dare all’uomo un’altra possibilità di convertirsi. La misericordia di Dio concede al peccatore una proroga e vuole la sua conversione; essa è in fondo una grazia che mira alla conversione. La misericordia è la giustizia fattiva e creativa di Dio. Essa sta sopra la logica ferrea della colpa e del castigo, ma non contraddice la giustizia e sta piuttosto al suo servizio. Dio non è legato ad un diritto estraneo e a lui sovraordinato. Non è un giudice che giudica secondo una legge a lui antecedente, e meno ancora un funzionario che esegue gli ordini di un altro.
La sua libertà sovrana non è una libertà arbitraria e non è neppure espressione di un interessamento spontaneo o istintivo per la miseria del suo popolo, ma è espressione della sua fedeltà, di un obbligo interiore liberamente e benevolmente assunto da Dio verso se stesso e verso il popolo eletto (alleanza). Nella sua assoluta libertà egli è assolutamente affidabile; possiamo confidare in lui, costruire su di lui, in ogni occasione, contare in modo assoluto su di lui.
Tutto questo è credere, aver fede. Credere non significa semplicemente ritenere che un’affermazione è vera, ma significa affidarsi a Dio, contare su di lui. Credere, aver fede significa affidarsi con fiducia alla fedeltà e alla misericordia di Dio; significa dire “amen” a Dio e confidare nella sua bontà e fedeltà e nella sua illimitata misericordia. Nella fede l’uomo trova stabilità e sostegno; nella fede si vede fare dono di un affidabile spazio vitale.

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