attualità (14-05-2017)

GUSTARE I RITI

Siamo spesso preoccupati di inventare gesti, segni, riti… nella ricerca di rendere le nostre celebrazioni più coinvolgenti, più chiare, più comprensibili. Questo talvolta suscita contrarietà e critiche da parte di coloro che vogliono le celebrazioni come eventi standard, preordinati e definiscono “teatro” ogni novità che si inserisce. Ma questa ricerca oggi è quanto mai necessaria e opportuna soprattutto per i più piccoli, per i quali il linguaggio liturgico non è sempre di facile comprensione. E una comunità cristiana non si deve preoccupare solo o soprattutto di mantenere riti e tradizioni, ma di trovare metodi e linguaggi utili a trasmettere la fede alle nuove generazioni.
In questo tempo di Pasqua la liturgia è già assai ricca di suo; accanto ad essa, forse a causa del bel tempo di primavera, si celebrano in varie comunità feste legate alle tradizioni e alle devozioni popolari. Potrebbe essere l’occasione per riscoprire che le celebrazioni, per loro natura, sono già intrecci intelligenti, equilibrati ed eleganti di parole, gesti, segni…, hanno già dei loro precisi significati, che non siamo più capaci di leggere, capire e vivere.
Vale la pena, forse di avere la pazienza e la passione di riconoscere ciò che ci dicono: di saper leggere, dentro le nostre liturgie, il sapore e il calore dei segni.
Quando celebriamo non è soltanto la nostra intelligenza ad essere coinvolta: tutta la nostra persona nella sua completezza, è chiamata a celebrare.
Il nostro corpo è tutto coinvolto nella preghiera.
– La musica, il canto, le parole calme e ben pronunciate ed anche il silenzio curato ed abitato solo
dallo Spirito, accarezzano il nostro udito e ci aiutano ad incontrare Dio;
– il colore liturgico dei paramenti ci parla e ci ricorda verità attraverso le tinte e i tessuti, la
grazia dei fiori canta la bellezza del creatore:
– la sobria delle nostre antiche chiese illumina la nostra vista e ci oarla di eternità;
– il profumo dell’incenso accompagna la nostra preghiera che sale verso l’alto9, il fumo e il calore
delle candele ci richiamano la memoria del sacro:
-Il profumo del sacro Crisma ci consacra, la flagranza dei fiori invita anche il nostro olfatto a
pregare con grazia…;
i nostri passi sul sagrato e nella navata indicano la nostra volontà di camminare per incontrare Gesù;
le nostre mani immerse nell’acqua santa ci ricordano il dono del battesimo e il segno della croce la nostra salvezza; le strette di mano, discrete e senza chiasso, sono gesti di accoglienza e perdono, le nostre mani (o la lingua!) tese a ricevere il Pane, sono simbolo della nostra fame:
e il nostro cibarci di Cristo, Pane di vita, il gusto intenso del vino divenuto Sangue, interpellano anche il nostro essere più intimo e discreto ad accogliere una Presenza che salva:
Tutto questo noi celebriamo senza ricordarlo; questi gesti, parole, riti… ripetiamo in continuo senza averne consapevolezza. Ma senza la consapevolezza e la conoscenza del significato, come potremo comunicare la fede alle generazioni che crescono?

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