Attualità (2-03-2014)

PAROLE CHE UCCIDONO

Qualche giorno fa Ernesto Galli Della Loggia raccontava in un suo editoriale sul Corriere della Sera, la sua esperienza quotidiana di incontro con il linguaggio dei giovani in uscita da una scuola vicina a casa sua: “Quello che mi arriva all’orecchio, scriveva, è una continua raffica di parolacce e di bestemmie… Le ragazze –parlo anche di quattordicenni e di quindicenni- appaiono le più… compiacenti nel praticare un linguaggio scurrile e violento…”. Galli Della Loggia rileva un fenomeno molto diffuso non solo tra i giovani, ma anche tra coloro che, adulti e rappresentanti delle istituzioni, dovrebbero dare il buon esempio. Prosegue: “Il lessico indecente e la volgarità aggressiva mostrati dai parlamentari nei giorni scorsi non sono affatto un’eccezione nell’Italia di oggi. Sono più o meno la regola… Siamo, a mia conoscenza, l’unico paese in cui i quotidiani non esitano, all’occasione, a usare termini osceni nei propri titoli”.
Insulti, minacce, cattiverie corrono su radio e tv, su articoli e lettere, firmate e anonime, su internet e sui telefonini, al punto che qualcuno non le sopporta più e la fa finita, come è successo a Nadia, una ragazzina di 14 anni della provincia di Padova. Proprio due domeniche fa, Gesù, nel vangelo, faceva notare come si può uccidere anche con la parola.
Il fenomeno non riguarda soltanto i nostri tempi, se, già duemila anni fa, Gesù aveva detto: “Non capite che tutto quello che entra nella bocca, passa nel ventre e viene gettato nella fogna? Invece ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore. Questo rende impuro l’uomo. Dal cuore, infatti, provengono propositi malvagi, omicidi, adulteri, impurità, furti, false testimonianze, calunnie” (Mt 15,17-19).
E Papa Francesco aggiunge: “Le chiacchiere possono uccidere! Se ognuno di noi facesse il proposito di evitare le chiacchiere, alla fine diventerebbe santo!”.
L’aumento esponenziale di mezzi di comunicazione, finora limitati a lettere, radio, tv, telefono, a cui oggi si aggiungono telefonini, internet, facebook, twitter, streaming ecc quasi ci spingono a (s)parlare di più. Qualcuno se la prende con questi mezzi, ma i pettegolezzi, le calunnie e le maldicenze correvano anche ai tempi dei piccioni viaggiatori!
Dal fenomeno non è esente neanche la comunità cristiana in generale e quella di Massarosa in particolare. In questa le parole usate come arma corrono nelle mail, nelle lettere anonime a nel passaparola.
Il Papa prosegue: ”Se non fai chiacchiere, sei santo, perché quelle ti avvelenano” Ma quanti sono i cristiani (e le cristiane) che vogliono diventare santi?
Ci si lamenta del linguaggio dei giovani, ma bisogna riconoscere che essi non trovano nei grandi un buon esempio. Nella comunità cristiana è uno dei principali motivi di allontanamento di persone scandalizzate.
La maldicenza e l’ingiuria hanno la capacità, per chi le pratica, di far diventare strumento di dannazione anche la comunione, la preghiera e le devozioni, perché le une e le altre non possono assolutamente convivere. “L’eucaristia che celebro, domanda Papa Francesco, mi porta a considerare tutti come fratelli e sorelle? O, al contrario mi porta a chiacchierare: Hai visto quello… A volte si fa questo, dopo la messa, e non si deve fare”.

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