Attualità (20-03-2016)

LA PENITENZA, SACRAMENTO DELLA MISERICORDIA

Il sacramento della penitenza incontra, oggi, profonda crisi. I motivi sono molteplici. Da molti il sacramento della penitenza non è sperimentato solo come un dono pasquale e come una liberazione, ma come una costrizione e un mezzo di controllo, come un tentativo di pilotare le coscienze e di mettere sotto curatela le persone. Ad alcuni più anziani il sacramento della penitenza richiama alla mente esperienze traumatiche. Per molti, invece il distacco dalla confessione è dovuto alla presunzione di innocenza. La colpa è sempre e solo di altri o del “sistema”. Nel frattempo però si avverte anche qualche novità positiva: soprattutto nei luoghi di pellegrinaggio e in centri di spiritualità, in luoghi e momenti organizzati allo scopo in questo anno giubilare della misericordia, ci si accosta al sacramento della penitenza e alcune persone lo sperimentano di nuovo come un dono di grazia.
Il sacramento della penitenza è il vero luogo di rifugio per peccatori, quali tutti noi siamo. In esso ci vengono tolti di dosso i pesi che ci trasciniamo dietro. In esso incontriamo la misericordia di Dio. Non è facile confessare umilmente i propri peccati e spesso sempre gli stessi; ma chi lo fa e poi si sente dire, non in modo generico e anonimo, ma concreto e personale: “Io ti assolvo…” conosce la liberazione interiore, la pace e la gioia che questo sacramento gli dona. Gesù parla della gioia che si prova in cielo per un solo peccatore che si converte (Lc 15,7.10); colui che riceve questo sacramento può sperimentare che essa non esiste solo in cielo e che fa sentire la propria eco anche nel nostro cuore.
Esistono molte forme di penitenza: preghiera, opere di misericordia, correzione fraterna, libera rinuncia a consumare (digiuno) e altre forme ancora. Ogni celebrazione dell’eucarestia comincia con un atto di penitenza e con una preghiera di assoluzione in forma di intercessione. Tutte queste forme di penitenza hanno il loro valore e la loro importanza: esse devono preparare il sacramento della penitenza. Ma non possono sostituirlo. Molti ricorrono a psicologi e consulenti, che sono utili a conoscere se stessi e a dare buoni consigli. Ma “Io ti assolvo dai tuoi peccati…” lo può dire solo un sacerdote in nome di Gesù.
Non basta che la chiesa parli di misericordia. Soprattutto oggi che la chiesa è giudicata più in base alle sue azioni che alle sue parole, il suo messaggio deve far sentire i suoi effetti sulla prassi concreta e promuovere una cultura della misericordia.
E’ molto concreto, oggi, il pericolo dell’imborghesimento dei cristiani e delle loro comunità nel benestante mondo occidentale. La critica più grave mossa alla chiesa è che alle sue parole seguono troppe poche azioni, che essa parla della misericordia di Dio, ma molte persone la percepiscono come rigorosa, dura e spietata. Queste accuse risuonano quando si parla del modo in cui la chiesa tratta persone che hanno commesso errori o che sono fallite, quando ella critica o respinge persone che non si rispettano le sue regole.
Papa Francesco sta non solo predicando, ma anche praticando e promuovendo una chiesa che ha a cuore le situazioni della gente, soprattutto i poveri, i disabili, i senza tetto, gli immigrati, i senza fissa dimora e molte altre persone che, a causa del loro modo di vivere, subiscono anche dentro la chiesa pesanti umiliazioni da parte dei fedeli buoni e devoti. Non bisogna solo predicare la misericordia, o invocarla per sé, ma bisogna anche praticarla: “Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”.

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