Attualità (20-08-2017)

“SONO POCHI  QUELLI CHE SI SALVANO?”

La domanda che un “tale” rivolge a Gesù è inquietante, e ne nasconde un’altra: “Io mi salverò?”.
E’ probabile che il “tale” appartenga a una èlite religiosa che gli fa presumere di poter avanzare meriti nei confronti di Dio e quindi di salvarsi con le sue sole forze. L’idea di salvezza di questo personaggio, che non vale neanche la pena di nominare, non ha a che fare con l’esperienza del dono, ma sembrerebbe un diritto maturato dall’obbedienza alle leggi. I “tali” che pongono questa domanda non sono pochi neppure oggi. Tanti fondamentalisti, presenti anche nelle nostre comunità credono che la salvezza sia raggiungibile attraverso la semplice appartenenza alla chiesa e all’osservanza delle leggi e delle tradizioni.
Gesù non risponde alla domanda sul numero di quanti si salvano, ma svela il cammino che conduce alla salvezza. Questa salvezza è per tutti, ma l’accesso richiede una scelta personale e un affidamento totale alla persona di Gesù. Lui è la “porta” attraverso la quale si accede al “banchetto” preparato da Dio. Per questa porta stretta passa solo chi si sente bisognoso della salvezza e accetta il perdono di Dio, solo chi accoglie il dono del suo amore e lo trasforma in preghiera e servizio al prossimo; passano coloro che si fanno ultimi per essere primi al banchetto della vita.
Attraversare la porta non è uno sforzo etico per conquistare la salvezza, ma mettersi dalla parte di Dio e del fratello che è “sacramento” di Gesù Cristo. L’accoglienza del prossimo, la condivisione di beni e di vita con quanti sono esuli e smarriti, il rispetto della dignità di ogni persona, indipendentemente dal colore della pelle e dalla religione sono il concreto tracciato che si deve percorrere se si vuole partecipare allo stesso destino di Gesù.
La salvezza, in altre parole, si decide solo in relazione a Gesù e quindi al prossimo nel quale egli si identifica. C’è il pericolo di rimanere fuori dal banchetto della salvezza: è il rifiuto di lui e della sua vita, e, ancora di più, la convinzione di entrare al banchetto perché certi di meritare la salvezza, in quanto appagati dai propri sforzi etici e impegni religiosi. Coloro che scelgono di entrare al banchetto per la porta larga del potere, dell’avere, della seduzione, dell’autoaffermazione, della menzogna e nello stesso tempo si ritengono al sicuro perché credenti di facciata, Gesù non li riconosce.
L’essere veri discepoli di Gesù è camminare con lui verso Gerusalemme e condividere il suo stesso destino, non in solitaria ma unitamente ai compagni di viaggio, la comunità dei discepoli. L’esperienza cristiana, infatti, non è un percorso religioso individualistico, ma un itinerario vissuto nella fraternità, nella comunione, nella condivisione, nella solidarietà, nella partecipazione e nell’aiuto vicendevole. Il dono della salvezza si crede, si ama e si spera in unione con tutti i fratelli e sorelle che si affidano a Gesù, la porta della via.

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