Attualità (21-04-2013)

PARROCO O IMPRENDITORE ?

Alcuni dicono che sono un prete imprenditore, che uso il tempo e altre risorse delle parrocchie per le mie “aziende”, tradendo la mia missione.
Tutto sta nel concetto di “missione”. Se si vede la missione come un compito, una specie di mansionario che prevede benedizioni e devozioni, o la si vede e vive come annuncio e testimonianza della buona novella (vangelo) dell’amore di Dio. La missione, allora, ha come destinatari privilegiati non i “fedeli”, ma i lontani, coloro che vivono in situazioni di difficoltà, di sofferenza e di esclusione, anche dalla comunità dei “fedelii” e mira a dare loro fiducia e speranza.
La missione è estroversa, rivolta più all’esterno che all’interno della comunità cristiana, spesso accomodata all’ombra del campanile e attaccata all’altare. Credo che volesse questo L’Arcivescovo, quando, inviandoci in questa Unità Pastorale, ci chiedeva di lavorare “con stile missionario”.
Io penso a una Chiesa che esce da se stessa, che sorprende con la sua presenza nei luoghi dove il vivere è più faticoso. che si fa “serva”, “prossima” alle persone in difficoltà e spesso diffidenti verso una fede abitudinaria e avulsa dalla vita reale.
Ecco la missione come la sento io, come mi è stata affidata dal Vescovo all’inizio del mio ministero e come l’ho vissuta fino a pochi anni fa, quando, a causa della mancanza di preti, il Vescovo ha chiesto anche a me di fare il parroco. Ho obbedito e non ho pensato di dover abbandonare una missione per assumerne un’altra.
S. Ireneo diceva che la gloria di Dio è l’uomo vivente, Giovanni Paolo 2° affermava che l’uomo è la via della Chiesa, Oscar Romero, il vescovo martire di S. Salvador, sosteneva che il povero che vive dà gloria a Dio. C’è chi pensa che si dà gloria a Dio con cerimonie solenni, incensi e canti e chi aiutando delle persone a rimettersi in piedi, a riacquistare la propria dignità.. Perché se un uomo si riscopre come essere umano con i suoi diritti, si sentirà anche amato da Dio, e allora è evangelizzato, e questo è lo scopo della missione. L’uno e l’altro modo di dar gloria a Dio richiedono una organizzazione, un’”impresa”. Per operare per la giustizia e la promozione umana, ci vogliono organizzazioni e strutture: comunità, cooperative, progetti. Per fare feste e celebrazioni ci vogliono edifici sicuri e decorosi, è necessario restaurare cupole e tetti, mettere a norma impianti elettrici e di riscaldamento, acquistare candele da mettere alla Madonna, restaurare quadri e suppellettili sacre per sostenere la devozione dei “fedeli”.Tra le due “imprese” io, come prete, preferisco decisamente la prima. La mia missione non mira alla stima e al consenso, ma unicamente alla fedeltà al Vangelo.

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