Attualità (22-05-2016)

LA LETIZIA DELL’AMORE FAMILIARE.

“La famiglia è sotto attacco”, perché “resiste all’assorbimento dell’individuo”. L’individuo isolato è più vulnerabile, più condizionabile, più docile. Smontare la famiglia è abbattere un nucleo di resistenza .
Ma questo attacco non autorizza a dichiarare guerra, perché nelle guerre non ci sono mai vincitori, solo vittime. Che fare allora? Innalzare muri di difesa, scomunicare chi è fuori?
Gesù, il “Dio capovolto”, insegna che non siamo noi a dover morire (o uccidere) per lui, per difenderlo, ma che è lui a morire per noi, per salvarci.
La nostra preoccupazione difensiva tradisce, in fondo, una chiusura al potere trasfigurante della grazia.
Di fronte alle tenebre, piuttosto che maledire il buio, è meglio accendere una candela. Far brillare la luce dell’amore, ravvivare un fuoco che si è un po’ smorzato, e per questo attira sempre meno.
Il Papa suggerisce allora di non incolpare il mondo della crisi della famiglia (qui tratteggiata con grande sensibilità nel cap. 2), ma di rigenerare un valore spesso mortificato anche da chi lo vorrebbe promuovere: “Molte volte abbiamo agito con atteggiamento difensivo e sprechiamo le energie pastorali moltiplicando gli attacchi al mondo decadente, con poca capacità propositiva per indicare strade di felicità” (n.389).
La famiglia non è semplicemente un’istituzione da difendere , né una forma perfetta e immune dal male: basta guardare alle storie familiari che ci presenta l’Antico testamento (richiamate nel cap. 1).
La famiglia non è un mero modello sociale, ma “un’interpellante mosaico formato da tante realtà diverse, piene di gioie, drammi e sogni” (n. 57).
E’ insieme un’eredità e un “compito artigianale” (n. 16): è luogo dove si custodisce un dinamismo di relazioni generative. “La coppia che ama e genera la vita è la vera ‘scultura’ vivente, capace di manifestare il Dio creatore e Salvatore”; “infatti la capacità di generare della coppia umana è la via attraverso la quale si sviluppa la storia della salvezza” (n. 11).
La Amoris laetitia ci sollecita a riconoscere che la vita, sempre in movimento verso un oltre, ha bisogno di essere ospitata in una forma, che non la può ingabbiare né esaurire, ma le deve consentire di esprimersi, di radicarsi, di fiorire. La famiglia è il luogo dove la vita è desiderata, accolta, custodita, fatta crescere, lasciata andare (“i figli non sono una proprietà della famiglia” n. 18).
Un “cammino dinamico di crescita e realizzazione” (n.37). La famiglia è la realtà più dinamica che esista, ci costringe a stare sempre in movimento. La famiglia dei due sposi, quella con i figli piccoli, quella con gli adolescenti in tumulto, quella con i figli che crescono e vanno, quella dove il “nido” di colpo si svuota, quella con i genitori anziani che hanno bisogno di sostegno, quella dei coniugi che si ritrovano a condividere 60-70 anni della loro vita… Ogni fase ha le sue bellezze e le sue fatiche (n. 235). Sempre la stessa e sempre nuova, la famiglia ci chiede continuamente di cambiare: non si può essere fedeli alla promessa fatta in tempi che diventano sempre più remoti senza immaginazione e senza misericordia reciproca!

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