Attualità (22-06-2014)

ANALFABETISMO RELIGIOSO

Sono stati pubblicati recentemente i dati di una ricerca, svolta a livello nazionale dalla Fondazione per le Scienze religiose di Bologna sulla istruzione religiosa dei credenti.
E’ confortante il dato che solo il 15 % degli italiani si dichiara ateo o non credente, ma sono veramente sconfortanti i dati riguardanti l’istruzione religiosa. Alcuni esempi: un italiano su cinque pensa che l’autore dell’intera Bibbia sia Gesù, uno su quattro è convinto che a scrivere la Bibbia sia stato Mosè.
Il preoccupante tasso di analfabetismo religioso è il frutto di un sentimento che poggia su tracce cristiane infantilistiche, anche nel linguaggio e nelle immagini, che rivelano tutta la loro inadeguatezza e marginalità rispetto a ciò che conta nel mondo adulto.
L’argomento riguarda l’informazione religiosa offerta dai mezzi di comunicazione, spesso secolarizzante e pressappochista, dalla scarsa incidenza dell’insegnamento della religione nelle scuole, ma anche dalla scarsa importanza data alla formazione e alla cultura religiosa nelle famiglie e nelle comunità cristiane. Ci si accontenta di gesti e atteggiamenti ripetitivi, senza spiegarne i percorsi ed i significati. Non si vede la fede come esperienza capace di cambiare la propria vita.
Il rapporto ci presenta una realtà ben percepibile anche dai normali e frequenti incontri che facciamo nelle parrocchie con le persone che vi si avvicinano per chiedere i sacramenti del Battesimo per i loro figli e il matrimonio. La gran parte di queste persone vivono una fede light, nel senso che non si dichiarano atei o agnostici, anzi affermano di credere, ma non hanno le idee chiare sul contenuto del loro credere e non mantengono nessun contatto con la chiesa. Alla base di questa posizione spesso c’è l’idea, più o meno consapevole, che la verità, la ricerca della verità e la conoscenza dei contenuti della verità è distinta dalla fede, che talora appare come qualcosa che non consente all’uomo di coltivare l’audacia del sapere. Il passaggio successivo al quale si approda è quello di identificare la ragione con la luce e la fede col buio e, di conseguenza, col ritenere che oggetto di fede è tutto ciò che la ragione non riesce a intercettare e a dominare.
La fede non si identifica con la conoscenza razionale. La fede è fondamentalmente esperienza relazionale attraverso la quale il credente viene inserito in un dinamismo di comprensione e di condivisione responsabile. Per superare la ripetitività, la fede ha bisogno dell’ascolto attento, meditativo e orante della Parola di Dio. Senza questa si inaridisce e si disperde.

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