attualità (26-08-2018)

POLITICA O PROPAGANDA?

In una stagione nella quale i toni propagandistici rischiano di mistificare la realtà, fino a spingere il governo a negare l’accesso nei porti alle navi cariche di esseri umani, ci si interroga sul futuro di una società che appare sempre più ossessionata dall’immigrazione, considerata ormai il problema principale dell’Italia. Questi fatti raccontano di un paese nel quale si avverte l’urgenza di ricondurre le scelte di governo e il dibattito pubblico su binari di legalità, e che fortunatamente ha nel presidente della repubblica, e, ultimamente, anche nella magistratura punti fermi di riferimento.
Le parole dei rappresentanti del governo preoccupano molto, sia per i toni che per i contenuti, in molti casi assenti, o prigionieri di una narrazione populista. Anche il primo ministro Giuseppe Conte si è fatto sedurre dall’approccio demagogico già nel discorso di insediamento alle camere, nel quale ha parlato di “finta solidarietà” e di “business dell’accoglienza”, senza tenere minimamente in considerazione tutto il lavoro onesto, competente e solidale che numerose organizzazioni sociali hanno compiuto, in questi anni, per garantire dignità e tutela a centinaia di migliaia di migranti e richiedenti la protezione internazionale.
La distanza tra realtà e rappresentazione della realtà è il tratto distintivo dei movimenti populisti e dei partiti di estrema destra che stanno ottenendo consensi in Europa, come è accaduto in Austria, Ungheria, in Slovenia. In quest’ultimo paese ha vinto una coalizione che ha fatto dei migranti il tema centrale della contesa elettorale. Eppure in questo paese entrano due migranti al giorno!
Raffigurare il fenomeno dell’immigrazione per ciò che non è funziona -eccome! – nelle urne, ma contribuisce a far crescere atteggiamenti xenofobi, frutto di paure indotte.
La percezione di una diffusa insicurezza economica e sociale, di cui sarebbero all’origine i migranti, la paura degli attacchi terroristici e la difficoltà dei governi di garantire sicurezza ai propri cittadini, pur in una fase di flessione del numero dei reati, sono elementi sui quali molti movimenti stanno costruendo la propria popolarità. La propaganda di alcuni personaggi politici, con responsabilità di governo, nonostante non poggi su alcun elemento di veridicità, fa scattare adesioni istintive nell’elettorato. Si minacciano espulsioni di massa, pur sapendo che non sono possibili, perché esigono accordi con i paesi di origine, che alla prova dei fatti si sono rivelati finora poco efficaci. E’ necessaria una seria politica estera, fino ad oggi non praticata in modo significativo da Italia ed Europa. Anche gli accordi con la Libia, che hanno ridotto notevolmente gli arrivi sulle nostre coste, sono stati siglati senza considerare le conseguenze sui migranti chiusi nelle carceri di quel paese in condizioni inumane, alla mercé dei trafficanti.
Il nostro è il paese delle mezze verità, dove vale più l’inganno camuffato di buon senso che la realtà delle cose. Dire che i migranti muoiono per causa dei trafficanti, senza aggiungere che indebolire il dispositivo di salvataggio significa aumentare le probabilità di morti in mare, è dire una mezza verità. Raccontare che tutte le realtà di accoglienza lucrano è affermare un’altra mezza verità, soprattutto se si è consapevoli che solo una minima parte delle cooperative è stata indagata e condannata. In attesa che il dibattito sui migranti veda affievolirsi i toni aspri dell’estate e di una propaganda elettorale che non finisce mai, e cominci a poggiare su un piano di sano realismo, alla chiesa, ai cristiani e alle comunità tocca ancora una volta testimoniare il valore dell’accoglienza, che, se gestita con lungimiranza e nel rispetto delle regole, porta benefici a tutti: ai migranti e alle comunità che li ospitano. Investire nell’accoglienza significa investire sul futuro del paese, in termini di sicurezza e di coesione sociale.

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