Attualità (3-02-2013)

LA COMUNITA’ DI MASSAROSA PER LA  PROPRIA  EUTANASIA ?

L’”anno della fede”, voluto dal Papa per il 50° anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II°, ha visto anche la nostra Unità Pastorale particolarmente attiva perché questo evento fosse momento di riflessione e di rinascita della fede. Prima di Natale si sono fatti due incontri sul Concilio ai quali hanno partecipato in media 30 persone; si sono fatte le missioni con una partecipazione deludente; dopo una giornata di riflessione, è partita una serie di incontri di preghiera e formazione per catechisti sulla “Dei Verbum”, di cui se ne sono già fatti tre con un numero sempre calante di partecipanti: l’ultimo, del 23 gennaio, ha visto 13 presenti, di cui tre preti e due suore!; agli incontri sulla Parola di Dio del martedì partecipano in media una decina di persone…Viene da domandarsi: in chi credono i cristiani di Massarosa? Quale Dio annunciano e testimoniano? Sarà il Dio del Vangelo e di Gesù?
Con molta probabilità molti  pensano che la Bibbia stia bene nella biblioteca del salotto e il Concilio è già da collocarsi tra gli eventi che debbono studiare gli storici. Bibbia e Concilio sono le fonti da cui partire per un profondo rinnovamento, della Chiesa, ma a Massarosa il rinnovamento non interessa. Un’espressione che ricorre è: “Abbiamo sempre fatto così!”.
E ci si lamenta perché i giovani si allontanano,  le chiese si svuotano, e si vorrebbe che i preti facessero qualcosa per evitare che questo accada..
Il nostro Vescovo ha più volte invitato le comunità a mettersi in ascolto di Dio e dell’uomo, per cercare vie nuove per l’annuncio del Vangelo e nuovi modi di vivere e testimoniare la fede. Si tratta non di nuove azioni da fare o da far fare ai preti, ma di un nuovo modo di essere delle comunità: unita al suo interno e attenta alle persone e alle situazioni intorno. Si fa proprio fatica ad ascoltare Dio e l’uomo, ad ascoltarci fra di noi; ognuno ha le sue proprie cose da tirare avanti e la comunità serve solo se è utile e funzionale agli obiettivi individuali o di piccoli gruppi.
Così la catechesi ai ragazzi è faticosa e ci si lamenta della scarsa partecipazione delle famiglie. Ma cosa racconteranno ai ragazzi catechisti che non si confrontano con la comunità, che non ascoltano con essa la Parola di Dio?
L’evangelizzazione e la catechesi non possono fare a meno dell’ascolto e della meditazione comunitaria della Parola di Dio e del continuo riferimento al Magistero solenne della Chiesa come è il Concilio. Queste sono le fonti da cui proviene la linfa vitale. Senza di esse si fa soltanto una cura del dolore all’agonia delle nostre comunità, un (dolce?) accompagnamento alla morte, una eutanasia.
Per ridare speranza e vita ci vuole una comunità unita, che cammina insieme, nella quale si condividono mete e metodi, dove il Vangelo è annunciato come una “notizia di gioia” che ha attraversato la vita di ognuno e dell’intera comunità.

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