Attualità (3-03-2019)

GUARDARE DENTRO DI SE PER VEDERE L’ALTRO

Sapersi orientare nella vita, in quella quotidiana e nelle grandi scelte, costituisce un obiettivo indispensabile per ogni persona.
Questo orientarsi richiede a sua volta di saper discernere, tra le molteplici possibilità, quella più opportuna, quella più costruttiva per sé e per il bene comune. Nella cultura di oggi le possibilità di scelta sono moltiplicate. L’informatica e la disponibilità di beni di consumo hanno ampliato il ventaglio delle scelte possibili. Oggi è più difficile individuare il vero bene: tante realtà si presentano come buone, ma alla prova dei fatti lo sono solo in modo apparente o non lo sono affatto.
Per potersi orientare bene, bisogna sapersi guardare dentro. Bisogna che la persona sia in contatto abituale con il nucleo del proprio sé, con la propria coscienza e con la propria vocazione e missione. Da questo luogo profondo la persona può avvertire il vero bene, al di là di quello apparente o alle omogeneizzazioni sociali ricorrenti.
Guardarsi dentro è laborioso e problematico. Resistenze di varia natura frenano e depistano verso una superficialità e un conformismo sociale mortificanti.
Uno sguardo ingenuo è uno sguardo distratto, che non trova niente di interessante nel passato, che non coglie connessioni tra ieri e oggi. Dice sempre: “Tutto bene”, negando aspetti di sofferenza. Ha paura dei condizionamenti e teme di andare più a fondo e trovare magari di star male.
Uno sguardo risentito è arrabbiato con la vita. Il passato è negativo e causa del malessere attuale. Non c’è alcuno spazio di libertà e di scelta.
Uno sguardo abbattuto oscilla tra l’autoaccusa e il lamento. E’ successo così e non si vede alcuna possibilità di cambiare.
Uno sguardo sospettoso avverte l’altro come minaccia, come nemico da temere. Nascono così paura e aggressività. Si è sempre in concorrenza.
Uno sguardo difensivo fa stare a distanza di sicurezza, indifferenti e scostanti. Si evitano confidenze e conflitti, non si approfondiscono le relazioni. Ha paura di perdere il controllo di sé che dà sicurezza.
Uno sguardo possessivo vede l’altro solo in quanto può dare sicurezza, stima, affetto, sostegno. Si getta via l’altro se non serve più.
Uno sguardo super-responsabilizzato ha grande sensibilità per le sofferenze degli altri e sente di dover dare. Percepisce che ”l’altro ha bisogno di me”, e non che “io ho bisogno di lui”. Vengono messi da parte i propri problemi, che prima o poi riaffiorano.
Uno sguardo giudicante tende a collocare ogni persona dentro le categorie di bene o male, di bianco o nero, di buono o cattivo. Si ferma solo alla facciata esterna della persona e la fa coincidere con le sue scelte.
Guardarsi dentro vuol dire sviluppare la formazione di uno sguardo riconciliato, accettante e coraggioso, capace di accogliere l’altro con rispetto e responsabilità.

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