Attualità (3-07-2016)

UNA COMUNITA’ CHE  ACCOMPAGNA E INCLUDE

Oltre la legge, c’è qualcosa che, compiendola, la supera. Solo questa accoglienza “fuori misura” può rompere la ripetizione del peccato, muovere a una vera con-versione. Perché è la Misericordia che riscatta la nostra miseria: trasformandoci da “sommersi”( dal male, dal peccato, dalla condanna sociale), a “salvati”.
Una chiesa, dunque, che si pensa come cammino di popolo (parola che ha in sé l’idea di movimento e di incontro, perché raddoppia una radice che significa radunare, riunire), capace di chinarsi su chi è fragile, e di accompagnare chi è più lento, o è caduto. Che non vede solo la mancanza presente, ma la pienezza cui può aspirare, il cammino che può compiere un cuore che desidera. Che impara ad amare il suo popolo con la Misericordia del Padre: non “Nome della legge”, ma colui che apre le braccia, in un dinamismo dove è la salvezza del figlio l’unico vero bene.
La visione che papa Francesco ci propone della società, e ancor più della chiesa, è inclusiva. Nessuno deve andare perduto, perché ognuno è unico e irripetibile. Inclusione comporta lo sforzo di accettare la diversità, di dialogare con coloro che la pensano diversamente, di favorire la partecipazione di chi ha capacità diverse. Nella consapevolezza che la maturazione, anche nella fede, implica la pazienza di una gradualità.
Per questo si può davvero dire che le conclusioni del sinodo sulla famiglia sono destinate a segnare un nuovo inizio. Ai vescovi, alle comunità, ai fedeli, il papa chiede di reimparare il movimento della vicinanza sollecita, dell’ascolto, del guardare la realtà com’è, amandola nelle sue fatiche prima di giudicarla. E fidandosi della possibilità di cambiare per il bene.

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