Attualità (6-10-2013)

“LOTTARE PER IL LAVORO E
 LA DIGNITA’”

 

La scorsa settimana le parole di Papa Francesco sono risuonate forti, a Cagliari, nei suoi appelli in difesa del diritto al lavoro e della dignità delle persone.
Parole che mostrano una chiesa capace di suscitare speranza e non ha paura di parlare al mondo. Ma soprattutto una chiesa che invita tutti a camminare con il vangelo in mano.
Nell’intervista alla “Civiltà Cattolica” il Papa descrive la chiesa come un “ospedale da campo”, che, dopo una battaglia, cura le ferite più gravi. Ha parlato di “economia canaglia”, che assoggetta tutto al dio denaro, che non mette al centro il lavoro e la persona e tradisce la ricerca del bene comune.
Di fronte alla crisi globale Papa Francesco ha invitato tutti, ma soprattutto i credenti e le comunità cristiane a non piangersi addosso, a non stare con le mani in mano, ma a saper ricavare dalla crisi un’opportunità. Ha invitato ad affrontare le sfide del nostro tempo con una “fede-cammino”, cioè annuncio della salvezza, vicinanza alle persone, misericordia.
Lamentarsi soltanto delle cose che non vanno dentro e fuori la chiesa non va bene, perché si rischia di sostenere dolo istanze di “pura conservazione”,
La chiesa non deve privilegiare spazi di potere o cercare recinti di tranquillità. Stare nelle “periferie dell’esistenza” significa essere inquinati, perché continuamente in ricerca, sempre in cammino accanto agli uomini, soprattutto ai poveri e ai sofferenti.
Papa Francesco ha affermato che bisogna “lottare” per il lavoro e la dignità dell’uomo. La parola “lotta”, a parte nel caso di lotta contro le forze del male, non è stata molto pronunciata dalla chiesa, forse a causa delle sue perplessità verso la “lotta di classe” propria della cultura marxista che ha sempre combattuto.
In America Latina, da cui Papa Francesco proviene, “luta” (=lotta) e “lutar” (=lottare) significano anche “vita” e “vivere”, e sono parole molto care alle comunità cristiane, che identificano la vita con una lotta.
Si può vedere a proposito, il canto “S. Maria del cammino”, nato proprio tra le comunità di base di quel continente e poi arrivato fino a noi: “Quando qualcuno ti dice: ‘nulla mai cambierà’, lotta per un mondo nuovo, lotta per la verità”. Solo una chiesa che lotta è capace di attrarre e coinvolgere uomini e donne di ogni età e di ogni provenienza nel suo cammino.
L’obiettivo della sua lotta, però, non è immediato e ben identificabile fin dall’inizio.. Raggiunto il traguardo di una tappa, la chiesa continua a lottare per quello della tappa successiva, fino al raggiungimento del Regno di Dio, alla fine dei tempi.
E’ il concetto che don Lorenzo Milani esprimeva nella sua “lettera a Pipetta” (1950): ““Pipetta, tutto passa. Per chi muore sull’uscio dei ricchi, di là c’è il Pane di Dio. E’ solo questo che il Signore mi aveva detto di dirti… Ora che il ricco t’ha vinto con il mio aiuto, mi tocca dirti che hai ragione, mi tocca scendere accanto a te e combattere il ricco… Ma il giorno che avremo sfondata insieme la cancellata di qualche parco, ricordatene, Pipetta, non ti fidar di me, quel giorno io ti tradirò. Quel giorno io non resterò lì con te. Io tornerò alla tua casuccia piovosa e puzzolente a pregare per te davanti al mio Signore Crocifisso”

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