Attualità (6-11-2016)

CHE COSA POSSIAMO E CHE COSA NON POSSIAMO
CONOSCERE DELL’OLTRE LA MORTE?

Che l’uomo si ponga domande circa l’aldilà non costituisce certamente una novità. Tutti gli umani, infatti, desiderano “curiosare” intorno all’oltre morte e ognuno si pone la domanda fondamentale circa il proprio destino finale. Da una parte, quindi, la curiosità su che cosa accada subito dopo la morte fisica, se si continua a vivere, sia pure in un altro modo, quali relazioni continueranno a sussistere con coloro che si amano e con i quali si è condivisa gran parte della vita, come si può immaginare l’aldilà; dall’altra, quale destinazione escatologica (salvezza o dannazione) riserva il concreto vivere nel presente, le scelte che si compiono, il bene che si fa o il male che si procura. Trovare risposte a tali interrogativi prima di approdare nell’aldilà è impresa destinata a fallire, almeno sotto il profilo di chi ricerca dati sperimentali. Certo, oggi la diffusione di una letteratura sui così detti “ritorni” dall’aldilà, sulle visioni di pseudomistici, sui messaggi provenienti dall’oltretomba da parte di congiunti e amici ha la pretesa di rivelare l’oltre morte e di soddisfare, conseguentemente, la curiosità degli umani, la loro ansia di sapere che cosa riservi il futuro. Ma tutto ciò è illusorio: la vita presente e quella dopo la morte si esprimono diversamente e quindi non si possono immaginare allo stesso modo.
Anche coloro che credono nel Dio di Gesù Cristo, non hanno possibilità di ottenere risposte facili, capaci di appagare l’umana curiosità circa l’aldilà. Gesù, infatti, con la sua semplicissima risposta data alla maliziosa e complicata domanda dei sadducei, dice che non è possibile rappresentarsi l’oltre morte; la vita nell’aldilà non è immaginabile, perché non possiede gli stessi parametri biologici della vita presente; il mondo futuro non può venir pensato come un prolungamento e accrescimento del mondo terreno con tutti i suoi beni materiali. Gesù non dà alcuna informazione sull’aldilà o sulle modalità della risurrezione; egli suggerisce di distinguere chiaramente la vita presente da quella futura, al fine di dare risalto alla diversità del futuro della vita di Dio. E’ inutile quindi affannarsi alla ricerca di possibili connessioni tra vita fisica e vita futura. E tuttavia, Gesù non lascia insoddisfatto il cuore dell’uomo. Egli ci dona un “sapere” nella fede che punta decisamente l’attenzione su chi può garantire una vita dopo la morte, del quale bisogna fidarsi e nel quale bisogna sperare: il Dio vivente e dei viventi, il quale è fedele alla sua creazione e nel suo amore le donerà la vita eterna, la partecipazione alla sua gloria, la risurrezione nel suo Figlio. Questo è quanto è dato di “conoscere” nella fede.

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