domeniva XXVI del t.o. anno a – CHI SI CONVERTE VIVRA’
Il tema della Parola di questa domenica può essere individuato nel fatto che agli occhi di Dio nessuno è emarginato: la parabola dei due figli, che assumono comportamenti diversi nei confronti del Padre, sembra giustificare l’orientamento che Gesù ha seguito nella sua vita nei riguardi dei socialmente disprezzati. A coloro che si scandalizzano per la sua predilezione per i peccatori egli ribadisce che questi sono i prediletti del Padre, più che i benpensanti convinti di essere nel giusto: Il sentimento di autosufficienza è, anche nella nostra cultura, quello che più tiene lontani dalla fede, e più chiude gli animi nel proprio egoismo. Perciò la Parola invita alla conversione, per dare nuovo orientamento alla vita.
Il messaggio della prima lettura è chiaro. Convertirsi al Signore è vivere! La parola di Dio non ha come scopo il castigo, ma di ottenere un cambiamento nella condotta. Ezechiele è il profeta della responsabilità individuale: ciò che conta davanti a Dio è il cuore di ogni singola persona.
In questa direzione il vangelo pone l’interrogativo: che cosa significa fare la volontà di Dio? La parabola dei due figli che rispondono in modo diverso all’invito del padre non vuole porre sull’altare i peccatori e disprezzare chi vive una religiosità secondo tradizione. Vuole invece evidenziare che fare la volontà di Dio non è questione solo di parole, ma esige il coraggio di sporcarsi le mani.
Allo stesso modo, nella seconda lettura, l’obbedienza a Cristo è per Paolo fondamento della vita cristiana. Ma, affinché essa sia autentica, egli esorta i cristiani all’umiltà, in contrapposizione agli atteggiamenti egoistici che distruggono la vita comunitaria. L’umiltà del cristiano ha come esempio quella di Cristo.
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