Vangelo della domenica (10-02-2013)

967_140Va  DEL TEMPO ORDINARIO –
UNA COMUNITA’ DI INVIATI

Per annunciare Dio bisogna averlo “conosciuto”. Per conoscere Dio bisogna che lui si “riveli”. Dio non possiamo raggiungerlo con i nostri ragionamenti. La rivelazione di Dio è un suo atto assolutamente gratuito. L’uomo non ha potere su Dio. Il profeta annuncia il Dio vivente  che gli si rivela, lo chiama, lo invia. Rivelazione, vocazione e missione sono strettamente collegate. Esse, nella comunità dei credenti, non sono privilegio di alcuni, ma di tutti, e ognuno le esercita secondo domi (carismi) che gli sono stati dati nel contesto e per il bene di tutta la comunità.
Le tre letture di questa domenica propongono lo stesso concetto di vocazione. Isaia ha visto la gloria di Dio prima di essere inviato in missione; gli apostoli, impressionati dalla pesca miracolosa, hanno abbandonato le reti per diventare pescatori di uomini e hanno dovuto vedere il corpo di Cristo risuscitato prima di percorrere il mondo annunciando la buona novella.
Si annuncia, cioè, non solo la Parola che Dio ci rivela e ci affida, ma quella Parola che ci ha attraversati e cambiati nel nostro intimo. Sia Isaia che Pietro, di fronte alla rivelazione di Dio, avvertono la loro inadeguatezza e invocano ed ottengono un intervento purificatore e sostenitore da parte di Dio. Secondo Paolo, i discepoli sono chiamati da Dio, per un servizio da compiere nella comunità, ed è la comunità stessa che riconosce la chiamata.
Il servizio nella comunità, come catechista, animatore, ecc., non è solo un servizio volontario, individuale, ma comporta anche il riconoscimento e l’invio della comunità . I servizi possono essere diversi, ma chi chiama è sempre il Signore e il fine è unico. La costruzione di una comunità unita in se stessa e, come tale, a servizio  dell’intera comunità umana.

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