XXVIII domenica del t.o. anno b
LA RICCHEZZA E IL REGNO
La parola di Gesù sulla ricchezza è una di quelle che lasciano interdetti. E’ così difficile per un ricco entrare nel regno di Dio? Gli stessi discepoli sono sconcertati davanti a queste parole, ma Gesù rincara la dose.
In che senso la ricchezza è un ostacolo nella prospettiva del regno di Dio? E’ un ostacolo perché è facile attaccare il cuore e farne il tesoro della propria vita, mentre Gesù richiede che al di sopra di tutto ci sia l’amore per lui. Conoscendo il cuore dell’uomo, Gesù realisticamente mette in guardia dall’attaccamento a ciò che si possiede, che corre il rischio di diventare la vera ragione di vita. Chi è più esposto a questa deriva del cuore? I ricchi, certamente, i potenti, ma anche coloro che pur non avendo grandi ricchezze e potere, fanno un idolo di quel poco che hanno e vivono nell’invidia verso coloro che hanno di più.
La prima lettura e il salmo responsoriale propongono una riflessione sapienziale su ciò che veramente conta in rapporto alla caducità della vita umana, sul valore dei beni terreni, della ricchezza e del potere a confronto con la sapienza e l’amore con cui Dio sazia i nostri giorni.
E’ proprio il dono della sapienza che consente di discernere i valori della vita, di avere mente e cuore sintonizzati sul pensiero di Dio e valutare ogni cosa alla sua luce.
La parola di Gesù sulla ricchezza è per tutti, nessuno si potrà sentire a posto, perché il criterio non è la propria disponibilità economica, ma l’attaccamento del cuore a ciò che si possiede. Nella Evangelii Gaudim papa Francesco denuncia con severità la “tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro” di cui il nostro mondo è malato.
La strada per un riscatto è quella indicata da Gesù: superare la logica dell’avere con l’illusione che ciò porti alla felicità, per aprirsi alla condivisione nella libertà del cuore, da cui invece nasce la gioia.
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