Vangelo della domenica (16-08-2015)

20° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO “LA MIA CARNE E’ VERO CIBO E IL MIO SANGUE VERA BEVANDA”.

I Vangeli ci presentano spesso Gesù che mangia e beve. Anzi egli appare come colui che interviene perché il banchetto risulti più gioioso, come alle nozze di Cana, come colui che è attento ai bisogni primari moltiplicando la solidarietà come nella moltiplicazione, come colui che utilizza l’immagine del banchetto per annunciare i tempi nuovi inaugurati dal regno di Dio e che troveranno pieno compimento alla fine dei tempi. E’ nel contesto del convito che egli anticipa il mistero della sua morte sulla croce come vita donata per la salvezza del mondo e proprio nei segni semplici e umili del pane e del vino affida alla Chiesa il mandato di perpetuare la memoria viva del suo sacrificio e della sua vittoria sulla morte.


L’Eucarestia, con la quale la chiesa obbedisce al mandato di Gesù, conserva tutti questi elementi. La messa, infatti, è “cena del Signore”, per usare le parole di S. Paolo, è “frazione del pane” ci dicono gli Atti degli Apostoli, è “eucaristia”, cioè azione di grazie che si compie nella solenne preghiera che accompagna la forma conviviale del rito.
Ma prima di tutto dobbiamo partire dalla dimensione umana del segno eucaristico, che è il mangiare il corpo del Signore e il bere il corpo e il suo sangue. Senza cibo non ci può essere vita. Mangiare e bere il Signore ci rimanda quindi al nutrimento e soprattutto alla vita: mangiare il pane vivo disceso dal cielo è pegno di risurrezione, è vivere in eterno. E’ quindi un’esigenza essenziale del vivere cristiano: dacci oggi il nostro pane quotidiano, invochiamo nel Padre nostro e la chiesa ce lo fa pregare proprio nel contesto dei riti preparatori alla comunione.
Il corpo e il sangue di Cristo sono dati a noi perché noi stessi siamo trasformati. Noi stessi diventiamo corpo di Cristo. Tutti coloro che mangiano di lui diventano una cosa sola. La comunione non è solo verticale, ma anche orizzontale. “Fare la comunione” non vuol dire soltanto entrare in relazione intima con Gesù, ma anche con tutti i fratelli che si nutrono dello stesso cibo.

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