domenica XI del t.o. anno b -LA CRESCITA DEL REGNO DI DIO
E’ questa la prospettiva da cui porci per comprendere la parabola oggi proposta nel vangelo: Gesù vuol dare con essa una risposta alle aspettative della gente del suo tempo e anche del nostro, ossia all’attesa, al desiderio, alla speranza di un mondo più umano. Solo che, a differenza delle nostre pretese di autosufficienza, per Gesù il “mondo migliore” potrà essere solo opera di Dio: egli lo chiama infatti il “regno di Dio”, non un ambito di dominio sul modello dei regni umani, ma una realtà in cui è la presenza di Dio e la sua volontà ad essere criterio delle condotte umane. E’ Dio che può far crescere l’umanità, lui è la sorgente della vera umanizzazione.
Nel vangelo la crescita del piccolo seme gettato nel terreno richiede da parte nostra l’atteggiamento della pazienza : noi siamo chiamati a collaborare alla realizzazione del regno di Dio, ma non ne siamo i padroni. L’opera silenziosa di Dio nella storia può solo suscitare a noi lo stupore a cui possiamo rispondere con la nostra disponibilità ad accoglierlo.
In modo analogo parla la profezia della prima lettura: un ramoscello è preso dalla cima di un cedro per essere piantato su un monte alto. L’immagine allude al popolo che Dio si è scelto perché faccia conoscere il suo nome a tutti i popoli della terra. Questo richiede la risposta della fede.
Camminare nella fede è il compito affidato dalla seconda lettura. Viviamo ora come in esilio, lontani dalla patria, e solo la fede può sostenere il nostro viaggio terreno. La fede cristiana non suggerisce però un quietismo indifferente, bensì una conversione interiore, un cambiamento di mentalità.
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