Vangelo della domenica (21-02-2016)

 SECONDA DOMENICA DI QUARESIMA
DIO SI FA “ALLEATO” DELL’UOMO

II DOM DI QUARESIMAL’esperienza della trasfigurazione, che ci è narrata dal vangelo di oggi, ci parla della gloria di Dio che si riflette nella persona di Gesù. Essa ci mostra la centralità di Gesù nella vita cristiana delle comunità e dei singoli credenti, poiché la gloria di Gesù, che è gloria, manifestazione del Padre, fa riflettere i suoi benefici su quanti lo incontrano. Secondo la concezione dell’evangelista Luca, infatti, questa “gloria” che si manifesta sul volto trasfigurato di Gesù illumina il suo essere Figlio, ma allo stesso tempo fa valere la stessa identità sul volto di ogni figlio dell’uomo. Da questa esperienza comprendiamo che cosa significhi per noi essere “a sua immagine e somiglianza”.


Gloria e esodo sono le due esperienze che ci propone il vangelo della trasfigurazione: esse aiutano e definire la figura di Gesù e il ruolo del discepolo. Entrambe, insieme, caratterizzano il dinamismo proprio della vita di Gesù e dei suoi discepoli: una vita che non è star fermi, ma un continuo trasfigurarsi, passare dalla dimensione puramente terrena a quella più elevata della comunione con Dio e l’uomo che costituisce la nostra salvezza: in questo, infatti, consiste la nostra fede.
Il tutto avviene in una esperienza di preghiera, Dio lascia all’uomo la fatica di scoprire il suo disegno, di cercare il senso della sua volontà nello svolgersi dell’esistenza. L’esperienza della preghiera diventa, allora, momento illuminante. Luca annota come la trasfigurazione di Gesù avvenga durante la preghiera, ne è la conseguenza. Tutta la vita di Gesù è intessuta di preghiera, e Luca registra il fatto soprattutto nei momenti decisivi: al battesimo, prima della scelta dei dodici, prima della confessione di Pietro, al monte della trasfigurazione, nell’orto degli ulivi, sulla croce. Qui il contesto di preghiera è anticipatore, per Gesù e i discepoli di quell’”esodo” che dovrà avvenire di lì a poco a Gerusalemme: la sia passione, morte e risurrezione.
In tale prospettiva la prima lettura indica Abramo come modello di fede, capace di ascoltare l’invito di Dio, che lo spinge ad uscire dalla propria terra, a guardare al cielo e riconoscere in esso il segno di una promessa di fecondità. In questo stesso senso si pone l’invito della seconda lettura a comportarsi da cittadini degni del vangelo.

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