Vangelo della domenica (22-12-2013)

4a DOMENICA DI AVVENTO
 L’EMMANUELE: DIO CON NOI

1084L’annuncio del profeta Isaia può essere riconosciuto e accolto solo nella povertà e nella umiltà della fede. Parla della nascita miracolosa dell’Emmanuele, figlio di una vergine, segno miracoloso concesso da Dio al piccolo “resto” dei credenti che, per la fede in lui, nonostante gli sforzi dei nemici, saranno liberati. Sarà questo il nuovo popolo, la Chiesa, costituito nell’ordine della fede e non in forza di privilegi nazionalistici o di casta.
Il piano di Dio si incontra con la volontà e la collaborazione umana: Maria, “eccelsa figlia di Sion”, il fiore di tutta l’umanità, Giuseppe, l’uomo “giusto”, non di quella giustizia legale, che vuol mettere la legge dalla sua parte, col ripudiare la fidanzata, e nemmeno di quella giustizia che ha paura dei pregiudizi del prossimo, ma di quella giustizia religiosa che gli vieta di appropriarsi dei meriti di un’azione di Dio nella vita e nella vocazione di suo Figlio. Un angelo gli dice che Dio ha bisogno di lui: è vero che il concepimento è opera dello Spirito Santo, ma Giuseppe deve far entrare il bambino nella discendenza di Davide.
Il segno dell’Emmanuele trova il suo perfetto compimento in Gesù Cristo, “sacramento dell’incontro tra Dio e l’uomo”, la cui presenza nell’Eucarestia è il nuovo “segno” offerto a coloro che accettano di aver piena fiducia in Dio Padre. La salvezza però non dipende esclusivamente da un’iniziativa sovrana di Dio, per cui all’uomo non rimarrebbe altro che attenderla passivamente. Dio non salva l’uomo senza la sua cooperazione. Dio rispetta l’uomo come ha rispettato la libertà di Maria e di Giuseppe, e nonostante ciò il suo dono è sempre totale e rinnovato in ogni eucarestia in cui “ci è dato il pegno della vita eterna”. In Gesù l’onnipotenza divina si addossa le sofferenze di un mondo che si evolve e di uomini peccatori; l’onnipotenza divina in Gesù sana gli infermi e varca il confine della nostra morte.
 Il cristiano, pur cogliendo nella creazione il mistero del dolore e del male, scorge il mistero della potenza dell’amore: Dio si è lasciato così intimamente coinvolgere dalle nostre situazioni, da assumere tutta la nostra debolezza.

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