Vangelo della domenica (23-11-2014)

XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
CRISTO SIGNORE DEI TEMPI E DEGLI UOMINI

Oggi, ultima domenica dell’anno liturgico, la chiesa celebra la festa di Gesù Cristo Re dell’universo.
Il vangelo e la prima lettura ci presentano la figura di Cristo come pastore e re, e la sua regalità che si estende e si esercita su tutta l’umanità. L’universo di cui egli è re comprende tutti gli uomini. La seconda lettura allarga la prospettiva: l’universo comprende ogni cosa che sarà sottomessa a Dio Padre e viene redenta per mezzo di Cristo. Si ha quindi una visione cosmica della regalità di Cristo.
Ma questa convergenza di tutto l’universo in Cristo Signore, non è un fatto meccanico: è il frutto di un’intensa attività degli uomini per la costruzione dell’umanità e del mondo, attività che viene sollecitata dall’amore divino mostrato in Cristo. Il regno di Dio si è manifestato in Cristo come amore che libera i “poveri”, cioè i peccatori, gli emarginati i disperati nel corpo e nello spirito. Questo amore reso contemporaneo e attuale nella pratica delle opere di misericordia (vangelo) non si esaurisce nel presente, ma lo trascende proiettandosi nel futuro come “giudizio finale”. Di fronte al Padre, Gesù salva, per la vita eterna, coloro che lo hanno testimoniato, che gli hanno obbedito, che sono vissuti come veri discepoli in una carità sempre disponibile al perdono e alla misericordia, e perseveranti sino alla fine.
L’uomo di oggi è sempre più consapevole delle sue possibilità e del suo dominio sul mondo. Come far comprendere a quest’uomo che senza Gesù non può fare nulla? E in che senso e su che piano questo va inteso? A queste domande c’è un’unica risposta: i cristiani che convivono con gli altri uomini, devono dare testimonianza dell’intimo legame che unisce concretamente le realtà umane e la fede. Obbedendo fino alla morte sulla croce, mettendo in pratica le beatitudini, entrando nella corrente universale dell’amore operoso espresso nel vangelo dalle opere di misericordia. Il cristiano lavora direttamente a restituire le realtà create alla loro verità e alla loro consistenza di creature.
La regalità di Cristo raggiunge direttamente le coscienze degli uomini e, per esse si esercita su tutte le realtà create, rendendo l’uomo più libero di quanto lo era prima, meno gravato dal peccato e dalla schiavitù, più capace di esercitare rettamente sull’universo il dominio che egli detiene.
Bisogna che il cristiano cominci a percepire e ad approfondire questo intimo legame. Su questo piano c’è tutta una educazione da fare, perché molti cristiani oggi non vedono più a quale titolo Gesù Cristo intervenga nella loro vita, come la animi dall’interno con una carica di amore e di servizio. Quando questo sarà fatto, la testimonianza che i cristiani, che convivono con gli altri uomini, rendono a Gesù Cristo, riprenderà tutta la loro forza. Il cristiano apparirà al non cristiano come un uomo appassionato dell’uomo, della sua promozione, e riflettendo su questo forse il non cristiano scoprirà che il cristiano ha ricevuto da Gesù Cristo questa passione per l’uomo.

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