IV domenica del t.o. anno c – UNA COMUNITA’ DI PROFETI
Il ministero profetico viene prospettato da Dio a Geremia come una guerra da combattere. Il profeta, però, riceve anche la promessa che Dio sarà con lui. La sua non sarà una battaglia solitaria, Dio lotterà con lui per riportare il suo popolo alla fedeltà (prima lettura). Anche la parola profetica di Gesù nella sinagoga di Nazaret, incontra l’ostilità e la diffidenza dei suoi concittadini (vangelo).
La comunità cristiana, nel suo porsi profeticamente in alternativa al mondo e alle sue logiche, non può attendersi un trattamento differente. Proprio qui si dimostra la sua qualità profetica nel testimoniare la sua “diversità”, che non consiste nel rivendicare privilegi o potere, ma nel rendere testimonianza alla presenza e al primato di Dio rispetto ad ogni idolo prodotto dalla cupidigia umana.
Il vangelo descrive il mutamento di opinione e di sentimenti che agitano i concittadini di Gesù raccolti nella sinagoga di Nazaret: dall’iniziale “meraviglia” alla “ostilità” finale, che porta addirittura al proposito di ucciderlo. Attese deluse e pregiudizi nei confronti di chi reputiamo di conoscere bene possono ingannare anche noi oggi e impedirci di cogliere la “novità” e la “diversità” di Gesù e del suo messaggio.
Attese e pregiudizi analoghi sono nella prima lettura, all’origine della persecuzione del profeta Geremia e delle ostilità che egli incontra per rimanere fedele alla sua missione di profeta. D’altra parte, però, egli può far leva sul sostegno e sulla vicinanza di Dio, da cui attinge la forza per continuare.
Per essere autentici profeti, segni di Dio nel mondo, nella seconda lettura, Paolo indica la strada dell’amore alla comunità di Corinto, nella quale alcuni sembrano aspirare a dei ruoli solo per mettere in mostra se stessi.
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