Vangelo della domenica (8-02-2015)

V Domenica del tempo
ordinario. Anno b
Si ritirò in un luogo deserto e là pregava … Tutti ti cercano!

In questa domenica il vangelo di Marco ci presenta gdom V to anno bli ultimi atti della giornata di Gesù. Dopo la preghiera in sinagoga Gesù va a casa di Simone e vi resta fino alla notte. All’alba esce per pregare da solo. In queste attività Gesù incontra molte persone ma l’evangelista Marco insiste su ammalati e indemoniati: nella sinagoga Gesù scaccia un demonio, a casa di Pietro guarisce la suocera, davanti la porta della stessa casa guarisce e caccia demoni …

Sappiamo bene che il suo impegno è l’evangelizzazione, l’annuncio del Regno e con questa insistenza di guarigioni capiamo quale sia la strategia di Gesù: il sollievo per chi soffre è l’annuncio più efficace. Sembrerebbe, quindi, di aver capito che Gesù è qui per alleviare i nostri dolori … vedremo tra poco che ancora una volta i suoi pensieri non sono i nostri pensieri.
Rimanendo in tema di sofferenze Giobbe nella prima lettura dà voce al dolore con espressioni che poeticamente esprimono l’angoscia di tanti ammalati. Personalmente devo ringraziare Dio di non aver fatto esperienza delle notti insonni di cui mi parlano alcuni ammalati che con Giobbe potrebbero dire: “la notte si fa lunga e sono stanco di rigirarmi fino all’alba”. Ho sentito chi è stato toccato da un dolore personale o, peggio, in famiglia dire a me e a Dio: “un soffio è la mia vita”. Quanta angoscia, poi, in chi lotta contro una malattia, ogni tanto vede uno spiraglio di luce ma ad un certo punto è costretto a fare i conti con la fragilità del sopravvivere: “a me sono toccati mesi d’illusione”! Sì, questa prima lettura sembra proprio un piccolo campionario di quanto Gesù avrà ascoltato quel giorno e ogni santo giorno di questa nostra umanità. Saremmo tentati di dire: Evviva, Gesù ci ha liberati dal dolore! Ma è una tentazione e Gesù ce lo mostra con i fatti. “Al mattino presto si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Lo trovarono e: «Tutti ti cercano!» «Andiamocene altrove, per questo infatti sono venuto!»” Se sei venuto per salvarci dal dolore perché te ne vai? Perché non ti fermi, potremmo aiutarti a fare un mega-ambulatorio dei miracoli e così il tuo dono arriva più efficacemente a tanti piuttosto che ogni volta ricominciare da capo con gente che non ti conosce.
E soprattutto: che bisogno hai te di pregare? Sei il figlio di Dio, Dio tu stesso, fai miracoli e guarigioni a centinaia e allora perché preghi?
Probabilmente qui sta la risposta. Gesù non è venuto a cancellare il dolore ma a insegnarci la comunione col Padre. Lui stesso ama così tanto stare con suo Padre che strappa il tempo alla notte. Dio è vicino ad ognuno di noi, i più sofferenti ne fanno esperienza nella Sua compassione ma Gesù fa attenzione a non essere confuso con un talismano o un idolo contro il malocchio.
San Paolo nella seconda lettura si vanta di voler annunciare il Vangelo. Dice, infatti che l’annuncio è una necessità ma chi lo fa volontariamente (gioiosamente direbbe Papa Francesco) ha diritto alla ricompensa. Paolo ci parla della gioia di poter dire a chi si sente solo: “Dio ti ama” … Non è detto che lì per lì il destinatario la prenda bene ma chi annuncia è cosciente di offrire un dono immenso.
E’ sempre San Paolo che nella seconda parte della lettura ci riporta alla strategia di annuncio più efficace: “mi sono fatto debole per i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno”. Sono parole di Paolo ma potrebbero stare benissimo in bocca a Gesù. Provate a pensarci. Quel mattino quando con Pietro e gli altri se ne vanno da Cafarnao verso un’altra città Gesù avrà dovuto spiegare il perché di questa partenza: “Caro Pietro hai visto che ieri ho preso per mano la tua suocera, ho combattuto Satana insieme a tanti indemoniati mi sono fatto debole per i deboli; mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno … oggi debbo accostarmi ad altri per far sentire loro la vicinanza di Dio.

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