DOMENICA 10 MARZO: 4a DI QUARESIMA
IL PADRE ATTENDE IL RITORNO DEL FIGLIO
IL VANGELO E LA QUESTIONE DEI PROFUGHI
La parabola del vangelo di oggi ci mostra come la paternità di Dio valica i limiti del buon senso e le ragioni dei benpensanti (scribi e farisei di ogni tempo) al punto di suscitare la loro irritazione e mettere a nudo la loro intolleranza. In Gesù che accoglie i peccatori, gli stranieri, le donne di strada, gli esclusi, che siede a mensa con gente disprezzata e impura si manifesta un Dio che a tutti offre la sua ospitalità, la capacità di promuoversi e inserirsi nella società, perché tutti sono da lui amati come figli.
Nei giorni scorsi è stato trattato con grande rilievo da certa stampa e da volantini distribuiti in paese la questione dei profughi che sono ospiti a “La Ficaia”. Essi furono accolti nel maggio del 2011, su richiesta della Regione Toscana e della Provincia di Lucca e furono inseriti in un progetto nazionale gestito dalla Protezione Civile. Il Comune di Massarosa, fin dall’inizio, non accettò di collaborare, mandò solo i suoi tecnici a verificare l’idoneità delle strutture di accoglienza della Ficaia. Il progetto prevedeva anche l’erogazione, da parte degli Organi governativi, a seguito di una regolare convenzione, di una retta comprendente il vitto e l’alloggio dei profughi, la fornitura di indumenti, del necessario per l’igiene e le altre necessità personali, la collaborazione di mediatori culturali e di operatori per l’accompagnamento alle istituzioni e ai servizi (Questura, sanità, ecc.) , corsi di lingua italiana, attività ricreative e sportive. Lo Stato, inoltre, attraverso apposite commissioni, che sono state formate e insediate dopo molto tempo, avrebbe dovuto riconoscere lo status di ogni ospite e dare un permesso di soggiorno temporaneo che avrebbe consentito l’accesso al lavoro, alla residenza e ai servizi. La maggioranza dei profughi ha avuto il permesso di soggiorno temporaneo solo alla fine del progetto, che il Governo aveva deciso in un primo momento al 31 dicembre 2012, e, successivamente aveva prorogato fino al 28 febbraio 2013, data in cui i profughi avrebbero dovuto obbligatoriamente lasciare i luoghi di accoglienza. La mancanza del permesso di soggiorno ha fatto sì che non si potesse lavorare per un effettivo inserimento .
Nel corso del 2012 la Ficaia fu invitata dal Comune a partecipare ad un progetto sulla mediazione dei conflitti tra immigrati e popolazione del territorio, finanziato dal Fondo Sociale Europeo, a cui il Comune aveva aderito. Vi aderì, oltre a “La Ficaia” anche la Parrocchia di Massarosa, mettendo a disposizione una stanza nella quale gli operatori del progetto potevano ricevere le persone che ne avrebbero avuto bisogno. Ma nessuno si avvicinò. Il progetto servì soltanto ad assumere qualche amico non si sa di chi. Anzi, poiché i profughi avevano saputo che in altri comuni i sindaci avevano realizzato per i profughi progetti socialmente utili, gli ospiti della Ficaia si recarono in Comune per chiedere se si poteva fare qualcosa di simile anche qua. Il Sindaco non seppe far altro che telefonare ai suoi potenti amici lucchesi, perché richiamassero don Bruno a dovere, come effettivamente accadde. I profughi della Ficaia non hanno mai dato adito a chiacchiere e discussioni a causa di loro comportamenti o atti da non compiere.
Ultimamente il Comune aveva accettato di dare alla Ficaia un contributo per le spese di acqua luce e gas. Il Sindaco, poi, aveva cambiato la destinazione dicendo che li avrebbe dati, nella misura di mille euro, a ciascun profugo, dietro l’impegno sottoscritto a lasciare il territorio. La Ficaia, accanto al contributo del Sindaco ne avrebbe aggiunto un altro di 500 euro. La mattina del 28 febbraio, esponenti del Comune e delle Forze dell’Ordine si presentano alla Ficaia, dove era stata convocata una riunione di tutti i profughi, i quali avevano già con sé i bagagli per partire, e fu detto loro che il contributo non sarebbe stato di 1500 euro, ma di 500, perché il Comune aveva ritirato la sua offerta. Di qui il rifiuto dei profughi a sottoscrivere l’impegno e ad andarsene e le manifestazioni di fronte al Comune per richiamare pacificamente il Sindaco alle sue promesse. Certa stampa riferiva dichiarazioni del Sindaco con le quali affermava, contrariamente agli impegni assunti, che non avrebbe speso neanche un centesimo per gli stranieri.
Se ne sono dette e scritte di tutti i colori sui profughi e su chi li ha accolti, ma non si è detto e scritto abbastanza su chi avrebbe dovuto aiutarli, e glielo aveva promesso, e non l’ha fatto.|
Un Sindaco e la sua giunta devono render conto agli elettori, tra i quali anche i cristiani, delle decisioni che prende.
Un parroco, che è stato posto dal Vescovo in nome di Dio, e non dal consenso della gente, come custode e guida di una comunità di cristiani, può solo annunciare e testimoniare la Parola di Dio così come ce la consegna il Vangelo e come Gesù stesso, anche nel vangelo di oggi ci insegna a vivere: “ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete ospitato… Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25, 35-36.40). La legittima distanza tra le due figure dice anche l’inopportunità di accostarle, come qualche volta si è preteso, intorno all’altare e nelle processioni .