Vangelo della domenica (7-07-2013)

 XIVa DOMENICA TEMPO ORDINARIO:

 I DISCEPOLI MESSAGGERI DELLA SALVEZZA

XIV domto annoc L’annunciatore del Vangelo è sempre contrastato da forze demoniache, “è come agnello in mezzo ai lupi”: non c’è missione senza persecuzione, senza sofferenza, senza croce. La croce è la “gloria” del missionario e di ogni cristiano (2a lettura) perché lo pone in una esistenza nuova. La croce “per il regno di Dio”, accettata con amore, è il “segno” che il male e la morte sono vinti. Per il cristiano la certezza della sua risurrezione sta nel fatto che egli è crocifisso dalla prova e dalla contestazione, spesso provenienti anche dal suo ambiente. La prova non è per S. Paolo solo un’ascesi, un’occasione di vita morale o una semplice imitazione della croce di Gesù, ma è il luogo della speranza e della profezia del regno che i messaggeri del vangelo proclamano  con la parola e con la vita per confermare che il mondo nuovo è già iniziato.

Alla logica del mondo vecchio oppongono la logica di Dio. In un mondo di lupi, dominato dall’aggressività, la loro presenza è condanna radicale della violenza. In un mondo in cui “l’uomo è il denaro che ha e gli abiti che porta”, essi vanno come poveri, contenti della ospitalità che ricevono. La vicinanza del regno li dispensa dal preoccuparsi per il loro avvenire terrestre: la loro povertà ha un significato profetico, come anche la cura dei malati e l’attenzione agli esclusi. Il segno che il regno di Dio è presente è l’uomo liberato dal peccato e dalle sue conseguenze. Questa liberazione è però lenta e richiede, per essere attuata, sofferenza, morte e pazienza. Non è una liberazione trionfale, come la pensavano gli Ebrei del tempo. L’annuncio di salvezza cristiano è uno dei tanti segni presenti nel mondo contemporaneo. Ogni potenza terrena possiede la propria visione della storia e dispone di un sistema straordinario di pubblicità e di propaganda per far conoscere la sua “buona novella” di salvezza.
La Chiesa, invece, si presenta a dare l’annuncio con mezzi poveri. Se lo fa sotto l’aspetto di “potenza” è rigettata dall’uomo moderno. Ma il suo messaggio, strettamente religioso, parla a una mentalità prevenuta. Gli uomini di oggi considerano una alienazione il ricorso al Dio che salva. Della Chiesa accettano soltanto più un ideale morale di fraternità universale messo al servizio dell’uomo  per la giustizia e per la pace. Questo è motivo di turbamento per il cristiano.
Quello che il Signore ci chiede è la fedeltà a lui, alla sua parola e al suo stile. Non ci assicura il successo.

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