Attualità (1-02-2015)

REGOLE DI UNA  BUONA LETTURA
(QUARTA E ULTIMA PARTE)

lettorePer leggere bene sarà utile ricordare, tra le altre, almeno queste norme:

A) Bisogna leggere adagio. La precipitazione è uno dei difetti più comuni nella proclamazione delle letture.
E’ sbagliata anche l’eccessiva lentezza, ma non è questo il difetto più comune. Bisogna leggere a un ritmo che permetta a tutti di percepire il senso di quello che si dice, e alla parola di calarsi e risuonare nella comunità. Quanto più numerosa è l’assemblea, tanto più lenta dev’essere la lettura.
B) Con il giusto tono di voce. Vi sono voci più gradevoli di altre. Voci gravi, voci acute. E’ bene che uno conosca i pregi e i limiti della propria voce.
Non alzare troppo la voce per non stordire; non parlare a voce troppo bassa per evitare che la gente faccia fatica a comprendere ciò che si dive. Leggere bene in pubblico è ‘proclamare’, ma senza cadere nel difetto di una ‘declamazione teatrale.
C) Le diverse letture richiedono una diversa espressività di voce. Non si legge allo stesso modo un dialogo o un racconto. Una lista delle tribù d’Israele non va letto come un brano pieno di gioia ecc.
D) Occorre vocalizzare bene, ossia pronunciare bene tutti i suoni. Alcuni ‘mangiano’ la metà delle sillabe, altri non articolano determinate lettere o alla fine della frase abbassano tanto la voce da far perdere le ultime sillabe.
E) E’ importante un buon fraseggio. Se la pronuncia è buona, ma non armonizza bene le parole nella frase e le frasi tra di loro, il lettore renderà difficile la comprensione del brano. Il fraseggio corretto esige di ‘punteggiare’ bene la lettura. Come in uno scritto vi sono virgole, punti fermi, punti interrogativi ecc. , così anche nella lettura viva il lettore deve leggere il testo con una buona punteggiatura.
F) Un buon lettore sa ritmare la lettura con brevi ed espressivi silenzi: sono proprio questi a dar vita al pensiero. Un silenzio dà forza a ciò che precede o a ciò che segue. Le frasi sono fatte di parole e silenzi. Per esempio, al termine della lettura, prima di dire ‘parola di Dio? Sono utili alcuni istanti di pausa (due secondi) per permettere che l’ultimo pensiero abbia il tempo di calarsi e riposare nell’ascolto di tutti, e poi invitarli all’acclamazione conclusiva.

Prima ascoltatore, poi lettore

Chi legge per la comunità non è un postino che trasmette un messaggio che non conosce. Lui stesso è il primo ad essere toccato dalla parola che dice. L’ha già letta in precedenza. L’ha compresa, l’ha accettata.
Conoscere il proprio ministero riempie il lettore di gioia e rispetto. Oltre a prepararsi con cura, il lettore deve porsi in atteggiamento di fede.
Nella benedizione del lettore, inclusa nel Rituale delle Benedizioni, si afferma che egli è ‘l’ultimo anello tra Dio che si è rivelato nelle Sacre Scritture e l’uomo a cui sono destinate’ e per questo gli si chiede di ‘annunciare agli altri la Parola di Dio, meditandola prima nel suo cuore’.
‘ Quando proclamate la Parola, siate voi stessi suoi docili ascoltatori, conservandola nel vostro cuore e portandola alla pratica guidati dallo Spirito Santo’.

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