attualità (18-08-2019)

CHIESA E TEOLOGIA  NEL MEDITERRANEO

Come la chiesa e la teologia, che è il suo pensiero, è chiamata all’accoglienza e al dialogo. E’ il tema che papa Francesco ha svolto a Napoli il 2 giugno alla Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale. In quell’intervento papa Bergoglio ha sostenuto la necessità di apertura e interesse per la altre religioni e le altre forme di pensiero con cui la comunità cristiana si trova a contatto. E’ la parola d’ordine di questo pontefice che prosegue, nonostante le aspre critiche provenienti da alcuni settori della chiesa. Una rivoluzione che non può lasciare indifferente nessuno.
IL Mediterraneo sembra il luogo fatto apposta per un esperimento del genere. Un mare di dimensioni non eccessive, quasi un grande lago che unisce insieme tre continenti su cui si affacciano molti stati, ognuno con una sua storia, con tre religioni provenienti dallo stesso ceppo abramitico e dove il pensiero laico-secolare ha trovato le sue più alte espressioni. “Non è possibile leggere realisticamente questo spazio, ha detto il papa, se non in dialogo e come un ponte storico, geografico, umano tra l’Europa, l’Africa e l’Asia. Si tratta di uno spazio in cui l’assenza di pace ha prodotto molteplici squilibri regionali, mondiali e la cui pacificazione, attraverso la pratica del dialogo, potrebbe invece contribuire grandemente ad avviare processi di riconciliazione e di pace. Giorgio La Pira direbbe che si tratta, per la teologia, di contribuire a costruire su tutto il bacino mediterraneo una ‘grande tenda di pace’ dove possano convivere nel rispetto reciproco i diversi figli del comune padre Abramo”.
Nel suo significato profondo, accoglienza vuol dire ascolto consapevole, che vuol dire ascolto del presente, ma anche del passato. Dall’ascolto e dal dialogo nascono forme nuove di pensiero e di vita. “Non si perde niente con il dialogare. Sempre si guadagna. Nel monologo tutti periamo, tutti”.
In questo cammino di uscita e di incontro è importante l’abito della compassione per poter andare incontro ai bisognosi, agli oppressi dalle schiavitù di oggi, dalle piaghe sociali, dalle violenze, dalle guerre e delle enormi ingiustizie. Un compito primario della chiesa, ma che deve far proprio anche la teologia, la quale altrimenti non perderebbe solo l’anima, ma perderebbe totalmente se stessa, venendo meno allo spirito e alla lettera della parola di Dio, di cui intende essere custode e interprete. Una chiesa (e una teologia) che respirano a pieni polmoni l’aria che attraversa la storia e si inserisce in essa con le sue aspirazioni, tenendo presenti le criticità che in essa si producono e si moltiplicano col passare degli anni e delle stagioni.

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