Attualità (21-07-2019)

L’OSPITALITA’

Il tema dell’ospitalità è diventato quanto mai controverso in questo tempo storico, tema che interpella e divide le stesse comunità cristiane. Al di là delle sue declinazioni , delle necessarie distinzioni e della complessità, in cui anche la politica si cimenta, il messaggio della Parola deve interrogarci.
Chi non si mette alla sequela di Gesù rileva o denuncia le forme di ospitalità: le giudica o le cataloga come negative o positive. I credenti non si limitano a rivelare un problema sociale, ma lo riconoscono come “segno”, colgono uno spessore “religioso” dentro un fenomeno epocale. La questione fondamentale, quindi, sta nel significato: l’ospitalità di Abramo, di Marta e Maria (vedi le letture di oggi), diventano segno di un tempo nuovo, di una relazione di coinvolgimento con Dio. Questo “segno dei tempi” diventa luogo teologico dell’incontro con Dio, un luogo nel quale misurare e vivere la propria fede e le conseguenze pratiche che essa definisce.
L’ospitalità chiede uno stile che ispira le scelte culturali, sociali e legislative. Dalla parola di Dio emerge la necessità dell’accoglienza e dell’ascolto. L’esperienza dell’ospitalità è per il cristiano e per tutta la comunità il luogo privilegiato per accogliere la Parola, per interiorizzarla, senza essere oppressi o schiacciati dalle situazioni esistenziali che possono dividere e lacerare nell’intimo la persona e la comunità. Dio va ascoltato, ovunque si manifesti: nelle Scritture, nella comunità, nelle situazioni storiche.
Senza indulgere negli irenismi o nella semplificazione banale bisogna rilevare che l’ascolto chiede tempo; con gli amici, con i familiari la comprensione è immediata. Con gli ospiti è diverso: occorre il dialogo, il confronto, l’apertura, una disponibilità…
Questo tempo ci chiede una fedeltà nel declinare l’ospitalità: chi ascolta conosce, chi conosce può amare, chi ama desidera comunicare e scoprire l’origine della gioia.
In una parola, noi cristiani dobbiamo sempre più imparare a contemplare, che non significa estraniarsi. Più si contempla più si è dentro il mondo perché se ne comprende il mistero, e più lo si comprende e più lo si gusta. Per vedere davvero il mondo, bisogna contemplarlo. Se si preferisce, per vedere il mondo bisogna saper guardare il cielo.

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