Attualità (22-03-2015)

Dall’Italia / Albania / Americhe la schiavitù della povertà

La vita in Italia a cavallo tra Otto e Novecento era estremamente dura: in Veneto, ad esempio, una delle regioni che ha avuto più partenze nell’immediato dopoguerra, il 65% degli abitanti era analfabeta e, alla fine del 1800, si registravano nella regione oltre 10 mila morti di pellagra (la malattia delle tre “d”: dermatiti, diarrea e demenza) causata dall’eccessivo consumo di polenta, unico alimento che era alla portata delle tasche della popolazione. In Sicilia, negli stessi anni, dormivano sei persone in uno stesso letto. 859 famiglie italiane si accalcavano in “case” dove vivevano più di quattro persone per stanza. Inutile dire che le famiglie erano numerosissime e il lavoro scarseggiava.

Chi non avrebbe desiderato fuggire da questa situazione? Oltretutto, almeno in Italia, non c’era la guerra come invece c’è in molti paesi da cui provengono gli “immigrati” di oggi…… Testimonianza di un giovane immigrato albanese La scuola fu un disastro. I compagni mi evitavano, nessuno voleva sedersi vicino a me e quando la maestra mi chiamava alla lavagna, qualcuno si alzava e odorava la sedia e poi faceva le smorfie come per dire che puzzavo e tutti ridevano. Li odiai subito, tutti. Avevano tutto quello che desideravo: il cappotto, il berretto, lo zaino, l’astuccio ed il pallone per giocare a calcio. Mi prendevano in giro anche perché non parlavo bene l’italiano. Ben presto capii che in quel “paese ricco e bello” non era facile vivere. C’è una grande intolleranza perché gli albanesi sono considerati cattivi, ladri e sfruttatori. A scuola tutti parlavano dell’Europa unita, di nazioni diverse che avranno un’unica moneta, ma di noi albanesi, che non siamo così diversi (anche geograficamente siamo vicini), non importa niente a nessuno perché il nostro paese è povero. Poi la maestra mi spiegò che per me andare a scuola era una grossa opportunità……..io non conoscevo bene la parola opportunità……….ma doveva essere una cosa come la speranza. Queste 2 storie apparentemente così slegate sono, invece, unite da un filo sottile……l’essere IMMIGRATI…. Che cosa possiamo fare? In questa ottica cerchiamo di abbattere i muri dei nostri pregiudizi nei confronti degli immigrati, per non contribuire così a creare nuove schiavitù nel nostro paese; entrare serenamente in contatto con queste persone e, prima di giudicare, conoscerli e comprenderli a partire dal nostro quotidiano…dai banchi di scuola, dalle nostre corti, dalle nostre città. Notizie in pillola: Uno dei tormentoni più ricorrenti nei nostri media è legato al tema dell’immigrazione”. L’Italia è letteralmente invasa da popolazioni provenienti dai paesi poveri e in situazioni di conflitto. Ciò ingenera un forte sentimento di ostilità nei confronti di queste persone che, come sappiamo tutti, lasciano situazioni estremamente difficili rischiando molto spesso la vita in lunghe odissee per ritrovarsi poi emarginati e esclusi senza sapere perché. Se guardiamo alla storia del popolo italiano ci accorgeremmo che anche noi, a partire dalla seconda metà dell’800 (quindi stiamo parlando dei nostri bisnonni o dei genitori di questi), abbiamo prodotto il più grande esodo della storia moderna. Più di 24 milioni di italiani, a partire dal 1861, hanno lasciato il nostro paese e sono “diventati” immigrati a tutti gli effetti. È anche facile, quindi, che parecchi di noi abbiano un antenato immigrato!

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