Attualità (24-06-2018)

ERESIE DI OGGI

Il 19 marzo Papa Francesco ha pubblicato la sua esortazione sul tema della santità, dal titolo “Gaudete et esultate”: due verbi che si trovano nell’ultima delle beatitudini del vangelo di Matteo: “gioite ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli” (Mt 5, 12).
Il vangelo non è in pace finché non ha santificato tutti e chiede che alla condivisione e alla solidarietà corrisponda nei cristiani una spiritualità comunitaria che permetta loro di ritrovare se stessi dal punto di vista dell’interiorità in un tempo secolarizzato. A tutti è proposto il massimo, non il minimo: le Beatitudini, sono tracce di ascesi e di mistica per tutti.
Il papa, però, richiama l’attenzione su alcuni errori striscianti nella cultura e negli atteggiamenti dell’uomo contemporaneo, che riecheggiano due antiche eresie: lo gnosticismo e il pelagianesimo. Egli vede queste due eresie un pericolo.
Il neo-gnosticismo. Per questo pensiero malato la salvezza sarebbe solo interiore, ossia un elevarsi “con l’intelletto al di là della carne di Gesù verso i misteri della divinità ignorata”. Il papa mostra la pericolosità di questa eresia ricordando che essa suppone una “fede chiusa nel soggettivismo” e propone un cristianesimo semplificato, un pensiero cristiano-senza: una mente senza Dio e senza carne, una dottrina senza mistero, mentre pretende di riempire il largo vuoto di quel “senza” con una vanitosa invadenza dei poteri della ragione.
Questo pensiero considera Gesù come un modello e un maestro di vita, non come il Salvatore di ogni uomo e di tutta creazione”, Il neo-gnosticismo pensa la santità ingessata sull’interiorismo e sull’intimismo, dimenticando che il Cristo lo possiamo vedere e toccare nella carne dei fratelli.
Il neo-pelagianesimo. Essa si presenta come una “volontà senza umiltà”. Il papa lamenta che i cristiani dimenticano l’insegnamento della Chiesa su tale deviazione e per lui i neo-pelagiani sono quei cristiani che pretendono di raggiungere la “giustificazione mediante… l’adorazione della volontà umana e della propria capacità, che si traduce in un autocompiacimento egocentrico ed elitario privo del vero amore” Nella prospettiva neo-gnostica diviene difficile cogliere il senso dell’incarnazione del verbo e del sacrificio pasquale. Così il cristianesimo si riduce a esemplarismo, a eticismo, a soggettivismo. Nel cristianesimo non si può parlare di auto.creazione, di auto-redenzione: il farlo sarebbe un auto-liturgia dell’uomo, nella quale egli goffamente tenta di inginocchiarsi verso se stesso.
La lotta per la santità e contro il suo nemico è un combattimento al quale siamo chiamati dal battesimo. Papa Francesco precisa che non si tratta solamente di un combattimento contro il mondo e la sua mentalità, ma contro Satana, il Maligno da temere e combattere. Ma se Satana agisce ancora in modo così virulento contro il Regno, in che senso diciamo che Cristo lo ha vinto?
Il teologo O. Cullmann così spiegava la questione: “Nel corso di una guerra la battaglia decisiva può essere stata combattuta molto tempo prima della fine effettiva delle ostilità. Soltanto chi comprende l’importanza risolutiva di questa battaglia può esser sicuro che da quel momento la vittoria è certa. I più vi crederanno soltanto quando sarà proclamato il giorno della vittoria.
Cristo, nell’ora pasquale, ha già colpito feralmente il Drago, che proprio perché in agonia aumenta la sua ferocia; si tratta tuttavia dei gesti scomposti di un nemico la cui sorte è segnata per sempre.

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