Attualità (24.07-2016)

LE CARATTERISTICHE DELLA PREGHIERA CRISTIANA

La preghiera è esperienza comune a tutti gli esseri, dotati di intelligenza e di libera volontà. Essa è, infatti, un ambito privilegiato di incontro e di dialogo, nel pieno rispetto delle diversità, ma anche nella costatazione di un comune convergere.
La “preghiera”, (da non confondere con le “preghiere”) è un processo che si svolge in tre fasi e che abbraccia l’umano, il religioso e il mistico.
Spesso pregano anche non credenti e non praticanti, per i quali si tratta anzitutto di uno scandagliamento interiore che consente di cogliere le profonde vibrazioni del cuore.
Il rientro in sé dispone apre a Dio e ne costituisce l’indispensabile premessa. Qui si colloca la dimensione “religiosa” propriamente detta, ossia quel “re-ligare”, quel legare insieme che unisce l’umano con il divino. Proprio questa unione tra l’umano e il divino approda a quell’unione che viene definita mistica, dato che il suo carattere trascendente è ineffabile. Tale unione ha un carattere relazionale o fusionale, in base alla percezione che si ha dell’Altro, come un tutto onniavvolgente, come una goccia che si dissolve nell’oceano, o come un Partner in amore, come l’incontro sponsale con il Divino.
Sono tre gli aspetti specifici che accompagnano la “preghiera”. Il primo è quello dell’umano, che corrisponde alla meditazione, intesa come rientro in sé, come ricentratura. La meditazione è praticata da tutte le tradizioni spirituali e ne costituisce il comune denominatore. Al secondo stadio c’è l’orazione che implica il dialogo uomo-Dio che si snoda in una ricca modalità di espressioni. Al terzo stadio, dove regna il “silenzioso amore,” ci si apre alla contemplazione.
La preghiera cristiana condivide le caratteristiche della preghiera nelle sue espressioni di base, comuni a tutti gli esseri senzienti. Ma vi aggiunge una sua propria specificità. Il rientro in sé non ci chiude in una illusoria autosufficienza, quasi che la pratica spirituale consista esclusivamente nel “sé che fa se stesso, in se stesso da se stesso”! I Padri ci insegnano che “se vogliamo scrutare le profondità di Dio, dobbiamo prima rivolgerci alle profondità del nostro spirito. Celebre l’invito divino rivolto a chi chiedeva il dono dell’orazione :”Sii tuo, e Io sarò tuo!”. Il cristiano è consapevole che quel “Dio che è più intimo del nostro intimo è pure superiore a tutto ciò che ci sovrasta”. Di qui l’apertura all’Oltre che acquista i connotati del dialogo trinitario. La preghiera cristiana non soltanto dà un nome a Dio, ma ne ravvisa quella triplice dimensione che emerge dalle parole “Padre, Figlio ,Spirito Santo con le quali di solito accompagniamo l’inizio della preghiera.

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