Attualità (26-11-2017)

LA MODERNITA’ SPIRITUALE

In molte occasioni Papa Francesco, anche prima di diventare “vescovo di Roma” ha parlato di modernità spirituale. Ne parla nella Evangelii Gaudium ai nn. 93-97 e in un incontro con un gruppo di consacrati, dopo un elenco quasi pittoresco di manifestazioni di modernità, diceva: “Potrei continuare citando casi di corruzione ma, semplificando, tutto questo non è nient’altro che qualcosa di più profondo: ciò che ho chiamato “mondanità spirituale”: la mondanità spirituale come paganesimo in vesti ecclesiastiche”. Sono parole forti e non riguardano solo i consacrati.
C’è anche tra i cristiani una mondanità morale, quando il comportamento è immorale e vizioso. Può raggiungere anche gli alti vertici della chiesa, come la storia, compresa quella attuale, tristemente ci ricorda. E’ un male grave, ma è manifesto e perciò più facilmente guaribile.
La mondanità spirituale invece è più subdola. Essa costituisce il maggior pericolo, la tentazione più grave, quella che sempre rinasce, insidiosamente, quando tutte le altre sono state vinte. Se questa mondanità spirituale invadesse la chiesa, sarebbe infinitamente più disastrosa di qualunque altra mondanità morale.
Di che cosa si tratta? E’ lo stile di vita di quei cristiani che danno molta importanza all’osservanza delle prescrizioni e delle tradizioni, e si fermano lì.
Il vivere cristiano ha due componenti fondamentali: i contenuti profondi che scaturiscono dall’ascolto e dalla meditazione della parola di Dio, e il comportamento esteriore e l’immagine di sé. La modernità spirituale si ferma a quest’ultima. C’è chi trova ovvio impostare la vita così: sono coloro che , estranei a una concezione cristiana della vita, seguono semplicemente la logica del mondo. C’è anche chi si ritiene cristiano e ci tiene ad essere considerato tale, ma fa della pratica religiosa una copertura di logiche che in realtà sono mondane. Ai nostri giorni potremmo portare come esempio quei cristiani praticanti, e non sono pochi, che ritengono inopportuna l’accoglienza degli immigrati.
Si tratta di un umanesimo sottile, nemico del Dio vivente e dell’uomo che può insinuarsi in noi attraverso mille vie tortuose.
“Ci si lascia intaccare dalle idolatrie del nostro tempo, aggiunge Francesco, l’apparire, il consumare, l’io al centro di tutto, ma anche l’essere competitivi, l’arroganza come atteggiamento vincente, il non dover mai ammettere di avere sbagliato e di avere bisogno”. Ciò che veramente preme a Papa Francesco è che si faccia in tutto la verità del Vangelo. Il resto ha senso solo se porta a questo.

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