Attualità 29-03-2020

CORONAVIRUS: ISTANZE DI CAMBIAMENTO

Il Coronavirus sta cambiando la nostra vita. Cambia il modo di vedere le cose e il modo di vivere. Abbiamo sempre pensato il tempo come una cosa da misurare: in ore, minuti, secondi. Quindi, da rincorrere, sfruttare, massimizzare.. E’ così. Abbiamo sviluppato una specie di rapporto padrone-schiavo con il tempo. Vogliamo ingabbiarlo, controllarlo come se fosse un semplice bene di consumo.
Il Coronavrus ci richiama alla fragilità costitutiva di ogni sistema vivente, di ogni essere vivente, e quindi di ogni essere umano. Dal riconoscimento della nostra fragilità costitutiva discende il primo valore morale e civile: quello della solidarietà, il compito di prendersi cura di chi ha bisogno di aiuto. Riconoscere il diritto di ogni essere umano alla vita, alla dignità, alla solidarietà.
Con il Coronavirus il tempo non appare più solo divisione, misura o susseguirsi di momenti o eventi. Il tempo si arricchisce lentamente di colori e di sapori, ne sono esempio le varie creatività manifestate in ogni angolo d’Italia in questi giorni di smarrimento in cui si comincia a intuire e a capire che il presente è qualcosa di sconvolgente, che il presente ha tutto in sé, che non esiste un momento che sia fuori di adesso. Un tempo sentito dentro le viscere è tutt’altra cosa di quello imprigionato nelle nostre menti e nei nostri orologi. Il primo invita al profondo, alla contemplazione, al silenzio, a ritrovare noi stessi, il secondo crea angoscia e frenesia.
Con un nuovo significato del tempo, pieno di tutto, sarà possibile imparare dalla storia umana le cose vitali: no alla violenza, all’odio, alle armi per risolvere i conflitti, all’avidità, all’intolleranza e alla sopraffazione. Perché sappiamo benissimo che l’uomo e la donna sono capaci di grandi slanci di generosità, di gratuità, di umiltà e di amore. Quando ci fa fermare, il tempo diventa poesia; ci invita ad aprire il portone di casa, ad avventurarci al seguito del pifferaio, a farci ubriacare da un profumo; cose che non facevamo per mancanza di tempo! Quando finirà questo momento sarebbe bello riuscire a portare questa emozione con noi, come compagna di viaggio per affrontare gli scogli del destino, ma anche le spiagge della nostra vita.
La nostra società è ormai schiava del tempo, il nostro “manovratore” è l’orologio. Ma il tempo appartiene ai poveri, perché si ritrovano a “viverlo” attraverso relazioni, solidarietà e la semplicità della loro vita.
Chi ha fame chiede dignità, non elemosina. Oggi si parla molto di diritti, dimenticando spesso i doveri, forse ci siamo preoccupati troppo poco di quanti soffrono la fame. L’ONU afferma che quanti soffrono la fame nel mondo sono 850 milioni, e due milioni sono malnutriti. Mentre il costo dello spreco ammonta a quasi 2.000 miliardi. L’umanità ha ancora fame, ma si spreca il 30% del cibo. Bisogna cambiare il paradigma delle politiche di aiuto e di sviluppo, modificare le regole internazionali, cambiare il sistema di produzione e di consumo che escludono la maggior parte della popolazione mondiale anche dalle briciole che cadono dalle mense dei ricchi. E’ arrivato il tempo di pensare e decidere partendo da ogni persona e comunità e non dall’andamento dei mercati. Urge lottare, combattere questa miseria, promuovere il miglioramento delle condizioni di vita dei più poveri, il progresso umano e spirituale di tutti . “Nessuno può servire a due padroni; o, infatti, odierà l’uno e amerà l’altro, o si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire a Dio e a mammona”. (Mt. 6,24).

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