Attualità (3-12-2017)

UNA COMUNITA’  SECONDO PAPA FRANCESCO

Mano a mano che Papa Francesco chiede alle comunità ecclesiali scelte precise e di uscire dal pensare mondano dettato dalle convenienze e dalle opportunità, si evidenziano anche le differenze e le distinzioni che, talora, si presentano come contrapposizioni. Fino a qualche decennio fa non si avvertiva la differenza tra comunità cristiana e comunità civile. Stritolate tra localismo e globalizzazione la comunità civile e quella ecclesiale, come ogni città, il nostro paese, l’Europa, ma anche il mondo hanno perduto il proprio centro, il proprio punto di riferimento. Ognuno di noi è paradossalmente centro e periferia, per cui sperimentiamo troppe vie che non conducono in alcun luogo. La Chiesa è chiamata da Papa Francesco a intensificare la profezia e la carità. La comunità civile è chiamata a due valori che possono restituirle l’anima: l’umanità e la dignità. Nella chiesa e nella città c’è bisogno di persone e figure di riferimento, pastori e maestri, persone che non temono la solitudine, e l’andare controcorrente, che abbiano il senso del destino del popolo, che abbiano familiarità più con il “Crucifige” che con l’”Osanna”, che quando si fa buio, spesso prima di sera, sappiano rispondere alla domanda di chi è smarrito: “Sentinella, a che punto è la notte?”
Molti osservano che Papa Francesco ha riaperto in tanti un credito di fiducia e di speranza, al quale possiamo rispondere avvicinando e accogliendo ogni persona, aiutati dalle sue parole e dai suoi gesti. Le “simpatie” e le attese che papa Francesco suscita ci sono affidate e possono trovare nelle nostre comunità luoghi dove riaprire tanti itinerari e cercare insieme le risposte personali desiderate.
Tante persone considerate “lontane”, interrogate su cosa si aspettano dalla chiesa, rispondono: ”accoglienza, essere capiti, rispettati, accolti senza essere giudicati”. E’ purtroppo ancora molto diffusa l’idea che i cristiani giudichino chi non è come loro, che le comunità cristiane sono gruppi chiusi, che la chiesa sia lontana dalla società vera, quella normale. La conseguenza è che chi magari è interessato, attratto dalla chiesa, resta ai suoi margini perché la vede come una barriera. A volte basta uno sguardo storto, una parola sbagliata, un tratto di sufficienza o il mai sconfitto paternalismo, per allontanare e per sentirsi giudicati, non capiti. Il volto materno rende la verità attraente, vicina. Ed è una scoperta affascinante e non più qualcosa di freddo e impersonale.
Vogliamo una comunità attrattiva, attenta, sensibile, altrimenti anche i cristiani saranno giudicati per l’incoerenza. “Vivere fino in fondo ciò che è umano e introdursi nel cuore delle sfide come fermento di testimonianza, in qualsiasi cultura, in qualsiasi città, migliora il cristiano e feconda la città” (Papa Francesco in Evangelii Gaudium n. 75).

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