LO SPIRITO NELLA COMUNITA’ CRISTIANA
Il cuore del racconto della pentecoste è quel linguaggio capace di essere comunicativo per tutti: fascino. mistero, prodigio. Il linguaggio, però, non è solo grammatica. La vita degli apostoli affascina perché è credibile, coerente, l’annuncio coniugato in verbi e sostantivi si incarna nei fatti.
E la comunità cristiana ha credibilità e possibilità di annuncio proprio perché lo Spirito la rende viva e vivificante, e la aiuta a tradurre le parole in gesti autentici. Non va però dimenticato che lo Spirito è forza: vento o fuoco. Ma è forza. Al di là anche delle simbologie.
Per cui quando la comunità cristiana si spegne, o si disorienta, ecco che il soffio dello Spirito accende i santi, quelli che senza creare partiti di opposizione, da dentro, perché amano la chiesa, e la contestano proprio perché le amano, la rinnovano e la rendono giovane.
Il 2 giugno si celebrerà a Bozzano il dono della confermazione a un gruppo di adolescenti. E’ il segno di una chiesa e di una comunità che non si stanca di rinnovarsi, e di questa giovinezza tutti sono chiamati ad aver cura.
E la cura ci è chiesta anche per tutti coloro che in questo tempo di Pasqua, abbiamo accompagnato al fonte per il dono del battesimo. Non va dimenticato che è la comunità intera che, accanto alle famiglie e ai padrini, si fa garante di questa grazia, ed è chiamata ad essere modello di vita per i nuovi figli della chiesa. Anche per questa è bene che lo Spirito soffi, e soffi forte.
Spesso, invece, al soffio innovatore dello Spirito opponiamo le nostre idee o necessità personali.
Non è secondo lo Spirito l’opposizione che talvolta si riscontra nelle comunità contro ogni novità, e la pretesa di vivere la fede nello stesso modo di sempre.
Non è secondo lo Spirito le discussioni che spesso ci troviamo a fare con le famiglie per la scelta dei padrini del battesimo e della cresima. La parentela, l’amicizia e le convenienze umane spesso contano più della testimonianza di fede e della reale capacità di accompagnare il battezzando e il cresimando a crescere nella vita di fede e di testimonianza nella comunità cristiana. In alcune diocesi del meridione d’Italia i vescovi hanno abolito la figura del padrino alla cresima, perché spesso la scelta era determinata da motivi contrari allo spirito del sacramento e al vero ruolo del padrino. Chissà che tale scelta non sia opportuno farla anche da noi, per la cresima, considerato lo scarsissimo impegno che i padrini mettono nel tempo successivo alla celebrazione del sacramento. Un’altra idea potrebbe essere che a scegliere i padrini della cresima non siano le famiglie, ma la comunità.
“Andate e fate discepoli” ha detto Gesù ai discepoli prima di salire al cielo. “Fare discepoli” vuol dire proporre il vangelo, approfondirlo nel contesto della comunità, e metterlo in pratica nelle situazioni reali della vita. I padrini del battesimo, e, ancora di più, quelli della cresima, sono sempre consapevoli di questo compito?
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