Attualità (6-12-2015)

FEDE E PAROLA DI DIO

Il tempo di Avvento ha un obiettivo importante: ridestare la speranza. Ma questa non viene generata magicamente: essa sgorga da una Parola diversa dalle tante altre parole che ci vengono incontro, una Parola che si segnala per la sua forza, la sua capacità di trasformazione. Ma quanti sono i cristiani che desiderano veramente essere trasformati? Molti compiono quasi meccanicamente e abitudinariamente gli stessi gesti, gli stessi riti, e pensano, così, di essere a posto con Dio. Alla fede, intesa come relazione con Dio che continuamente si rafforza e si approfondisce, hanno sostituito la religione, intesa come compimento di atti di culto e obbedienza a delle leggi e a delle tradizioni, che è sempre uguale e non cambia mai.
Per capire se la nostra è fede o religione, ci dovremmo anche domandare: quale posto occupa la Parola di Dio nella nostra esperienza di fede?
Uno dei grandi meriti del concilio Vaticano II sta nell’aver cercato di ridurre la distanza tra fedeli e Parola di Dio. La scelta della liturgia nella lingua di ogni popolo ha avuto subito una conseguenza concreta: finalmente è possibile intendere i testi sacri nella propria lingua senza ricorrere a traduzioni. A cinquant’anni dal Concilio viene tuttavia da domandarsi se i cristiani che partecipano alla messa sono veramente in grado di ricevere questo nutrimento della Parola, ora più abbondante e proclamata in un linguaggio comprensibile.
La maggior parte dei cristiani intendono la parola di Dio solo nella messa della domenica: è l’unico contatto che hanno con essa. Ecco perché soprattutto i testi dell’Antico Testamento e i brani tratti dalle lettere di S .Paolo o dall’Apocalisse risultano ancora piuttosto oscuri. Questa mancata comprensione spesso è dovuta anche alla lentezza con cui si forma l’assemblea liturgica, i ritardi, le distrazioni, la ricerca del posto e i convenevoli con i vicini.
Questo handicap non può essere colmato dall’omelia sia per l’esiguità di tempo a disposizione che per il rischio di ridurla a mera spiegazione.
Qualora poi fosse raggiunto l’obiettivo della comprensione, resta aperto il problema della lontananza del testo sacro dalla vita quotidiana, dai suoi problemi e dai suoi interrogativi, dalle sue gioie e dalle sue speranze. Lo stesso catechismo spesso non avvicina i ragazzi alla Parola di Dio, ma si limita a spiegare i riti, i culti, le norme e la morale, i quali senza il fondamento della Parola, rischiano di diventare imposizioni incomprensibili. La stessa proclamazione della Parola nelle celebrazioni, fatta spesso da lettori improvvisati, il cui modo di proclamare rivela la loro distanza dalla Parola che proclamano. Gli strumenti a disposizione non mancano: anche questi foglietti che pubblichiamo ogni domenica commenti alle letture e attualizzazioni varie potrebbero essere utili a chi li legge con attenzione e con disponibilità all’approfondimento e al cambiamento. Non ci si stancherà mai di segnalare a questo proposito l’effetto benefico dei gruppi di ascolto della Parola sulle letture della domenica. E’ proprio grazie a questa consuetudine che si va sempre più estendendo anche nella nostra Unità Pastorale che alcuni fedeli si sono avvicinati con soddisfazione ad una maggiore comprensione della Parola di Dio, ad una più attenta e fruttuosa partecipazione alla messa della domenica, e, gradualmente, anche le omelie dei celebranti sono più vicine al vissuto della gente.

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