Attualità (7-04-2013)

BENVENUTO PAPA FRANCESCO !

Forse è presto per dirlo, ma le molte parole del Papa su certi temi,, tanti suoi gesti, quel suo immaginare la Chiesa come un popolo in cammino, con una forte presenza nelle periferie, nei luoghi della fragilità e della povertà, sembrano richiamarci al Concilio e fanno ben sperare in un rinnovamento auspicato da molti.
Così come la scelta di quel nome, Francesco, che riunisce in sé aspetti fondamentali della fede: l’essenzialità e il dono, l’attenzione agli ultimi, l’amore e la custodia del creato, Una scelta che esprime un messaggio molto chiaro: la forza spirituale della Chiesa si misura dalla sua distanza dal potere.
Papa Francesco ci ha riportato a sognare una Chiesa più vicina al Vangelo, purificata da ogni forma di potere che non sia quello del servire, del donare e del donarsi, più attenta agli altri che a se stessa, più rivolta al presente e al futuro che al passato.
E non bisogna dimenticare il sofferto contributo di Benedetto XVI a questa purificazione etica e spirituale, il suo dolore per le discordie e gli abusi, e quel suo forte gesto di dimettersi, nel quale appare un profondo atto di umiltà e di amore alla Chiesa.
Il Concilio Vaticano II ha conosciuto negli ultimi decenni, sia a livello di vertici della Chiesa, che a livello di comunità di base resistenze e battute di arresto. Molti hanno visto nel Concilio una pericolosa apertura alla modernità e si è temuto di far perdere alla Chiesa il suo prestigio e la sua
forza. La povertà e la debolezza della Chiesa, la sua attenzione privilegiata ai poveri e agli ultimi sono la sua profezia e la sua forza.
Don Tonino Bello diceva; “La Chiesa non è per se stessa, ma per il mondo”, e il grande teologo del tempo del Concilio, Karl Rahner scriveva.” Il sacerdote del domani non sarà colui che deriva la propria forza dal prestigio della Chiesa, ma che avrà il coraggio di far sua la non-forza della Chiesa”.
Tutti sono chiamati ad occuparsi dei poveri e degli ultimi, anche i non credenti, anzi, qualche volta, sono proprio questi a dare l’esempio anche ai credenti.
La grande sfida che già Papa Giovanni XXIII aveva intravisto per la Chiesa è la necessità di saldare il cielo e la terra , la dimensione spirituale e la promozione sociale e civile, così come la grande sfida delle democrazie è di trovare forme di relazione e di comunità che rimettano al centro la dignità e la libertà della persona, di ogni persona, senza distinzione alcuna.
C’è ,insomma, un terreno sul quale siamo chiamati ad incontrarci tutti, a prescindere dai riferimenti religiosi, culturali e politici. E’ il terreno della convivenza, della prossimità, della costruzione collettiva della giustizia. Tutto questo mi sembra di poter leggere nelle prime parole e nei primi passi di Papa Francesco e che egli invita tutti i credenti e tutte le comunità a ripetere.

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