Attualità (8-02-2015)

MERCOLEDI’ 11 FEBBRAIO
XXIII GIORNATA MONDIALE
DEL MALATO

Mercoledì prossimo anche nella nostra unità pastorale celebreremo la XXIII giornata mondiale del Malato.
Come ricorda Papa Francesco -nel messaggio per la giornata del malato- bisogna far nostra l’invocazione del Salmo ‘Insegnaci a contare i nostri giorni e acquisteremo un cuore saggio’ (sal 90,12).
Abbiamo tutti bisogno di questa sapienza del cuore per aprirci alla sofferenza degli altri e riconoscere in essi l’immagine di Dio.
Sapienza del cuore è servire il fratello. Ci sono tante persone anche oggi, molte di più di quelle che noi pensiamo che sanno stare vicino ai malati e a coloro che hanno bisogno di una assistenza continua. Servire qualche giorno è cosa facile, ma è difficile accudire una persona per mesi o addirittura per anni, anche quando essa non è più in grado di ringraziare.
Inoltre nelle cure verso i bambini spesso le cure sono in vista di una guarigione, mentre l’assistenza ai malati specie quando anziani puo’ risultare faticosa e pesante anche perché non si vede altra prospettiva che la morte (anche se nella prospettiva cristiana è l’accompagnamento della persona verso l’incontro con il Signore).
Allora papa Francesco ci dice che sapienza del cuore è stare con il fratello. Il tempo passato accanto al malato è un tempo santo. E’ lode a Dio che rende simili a Gesù che non è venuto per farsi servire ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti (Mt 20,28).
Continua il Papa dicendo ‘quale grande menzogna invece si nasconde dietro certe espressioni che insistono tanto sulla ‘qualità della vita’, per indurre a credere che le vite gravemente affette da malattie non sarebbero degne di essere vissute !’
Continua Papa Francesco dicendo che sapienza del cuore è uscire da sé verso il fratello. Noi tante volte presi dal fare e dalle tante cose che ci mettono fretta, ci dimentichiamo della dimensione della gratuità, del prendersi cura, del farsi carico dell’altro.
Infine sapienza del cuore è essere solidali col fratello senza giudicarlo. La carità ha bisogno di tempo. Tempo per curare i malati e tempo per visitarli. La vera carità è condivisione che non giudica, che non pretende di convertire l’altro; è libera da quella falsa umiltà che sotto sotto cerca approvazione e si compiace del bene fatto.
L’esperienza del dolore di Giobbe trova la sua autentica risposta solo nella croce di Gesù, atto supremo di solidarietà di Dio con noi, totalmente gratuito, totalmente misericordioso.
Anche quando la malattia, la solitudine e l’inabilità hanno il sopravvento sulla nostra vita di donazione, l’esperienza del dolore può diventare luogo privilegiato della trasmissione della grazia e fonte per acquisire e rafforzare la sapienza del cuore. Quante persone immerse nel dolore e nella sofferenza ci danno grande testimonianza di fede e di speranza !

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