E’ Domenica (13-09-2020) – XXIV domenica del tempo ordinario anno a

VIVERE E  CONDIVIDERE IL PERDONO

La legge del taglione, “occhio e dente per dente” (Es 21, 24), poneva una perfetta corrispondenza fra il danno causato e la pena inflitta. Dio, però, esige molto di più dal credente: egli deve imitare il comportamento di Dio e imparare ad aprire il cuore al perdono. L’esperienza ha insegnato a Ben Sirà (il Siracide) che la vendetta, le liti e i risentimenti rovinano i buoni rapporti tra gli uomini ed esorta perciò a viverli con il perdono (prima lettura).
Con la sua morte e risurrezione, Cristo ha stabilito il suo dominio su tutti gli uomini. Abbiamo il dovere di riconoscerlo come nostra guida, modello da imitare, termine ultimo della nostra speranza. Siamo i servi del suo amore, e nei riguardi dei fratelli non dobbiamo comportarci con severità e durezza, ma imitarlo nella dolcezza e nella misericordia, astenendoci soprattutto dal giudicare i fratelli e condannarli senza appello (seconda lettura).
La misericordia di Dio è senza limiti e il suo giudizio verso i peccatori è sempre un giudizio di perdono. Da questo atteggiamento di Dio nasce per il cristiano l’esigenza di perdonare il prossimo con la stessa larghezza e misericordia con la quale lui stesso è perdonato da Dio (vangelo)

COMMENTO AL VANGELO

La XXIV domenica del tempo ordinario, tramite il brano del Vangelo secondo Matteo, ci offre come spunto di riflessione il tema del perdono.
Pietro, infatti, chiede a Gesù per quante volte si debba perdonare un fratello che commette un peccato contro di noi. Pietro, forse, riteneva di essere già abbastanza generoso, proponendo di perdonare sette volte. Ma la risposta Gesù, ancora una volta, sfugge alla logica umana: non sette volte, ma settanta volte sette. In altre parole: sempre.
Per far comprendere le motivazioni di questa sua risposta, Gesù passa quindi a raccontare una parabola. Un re, volendo regolare i conti con i propri servi, si accorge che uno di essi gli deve l’enorme cifra di diecimila talenti. Tuttavia, il servo supplica e prega a tal punto il padrone, promettendo di saldare il debito con il tempo, che egli è mosso a compassione e condona la cifra dovuta con misericordia. Lo stesso servo, però, non prende a modello la generosità del re quando incontra un suo debitore, che gli deve una cifra irrisoria. Pur di avere i pochi denari che gli spettano, infatti, fa imprigionare il suo debitore. L’appellativo che il re gli riserva una volta venuto a conoscenza dell’accaduto non può che essere “servo malvagio”. Come infatti il re ha condonato al servo un grande debito, allo stesso modo egli avrebbe dovuto avere pietà del debitore e fare altrettanto. Riecheggia, in questo passo del Vangelo, una frase del Padre nostro: “rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Sull’esempio dell’infinita misericordia di Dio, che instancabilmente perdona i nostri peccati, anche noi dobbiamo perdonare il fratello che ci fa un torto. Il perdono non è, infatti, una debolezza, ma, al contrario, un atto di grande maturità e fede. Gesù, che sulla croce ha perdonato coloro che lo avevano crocifisso, ci indica il perdono come via di salvezza: cerchiamo di seguirlo in questo cammino, senza lasciare che l’odio e il rancore ci accechino.

XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – clicca sopra per leggere la parola di Dio

GIUBILEO DELLA TERRA, TEMPO DI TESTIMONIANZA

Col 1° settembre ha preso il via il Tempo del Creato, particolarmente rilevante in questo anno speciale “Laudato Sì”, che, dal 24 maggio 2020 alla stessa data del 2021,impegna alla riflessione sui temi dell’enciclica nel V anniversario della sua pubblicazione.
Esso assume poi nel 2020 una particolare valenza ecumenica: “da questa data, fino al 4 ottobre, celebreremo con i nostri fratelli cristiani di varie Chiese e tradizioni, il Giubileo della Terra per ricordare l’istituzione, 50 anni fa, della giornata della Terra”.
Proprio il Giubileo era al centro del messaggio inviato dallo stesso Francesco per il 1° settembre, sottolineando come esso sia in primo luogo un “tempo per ricordare, facendo “memoria del nostro esistere interrelazionale” in un creato tutto destinato al “sabato eterno di Dio”. Un tempo quindi per “ritornare”, per vivere una conversione ecologica; per “riposare”, noi umani, ma anche la Terra, perchè possa rigenerarsi; per “riparare” secondo giustizia l’armonia della creazione e le relazioni spezzate; per “rallegrarsi” per le tante iniziative convergenti di cura del creato. 5 verbi che disegnano le forme di un ricco vissuto spirituale, mosso dall’amore per la Terra ed orientato alla cura della casa comune.
“Stiamo spremendo i beni del pianeta, dice ancora il Papa, spremendoli come se si trattasse di un’arancia”.
Mille voci si sono unite a Francesco da parte delle Chiese cristiane, dei loro pastori e e dei loro collegamenti. Tante voci convergenti nel segnalare la necessità di un cambiamento radicale, nel modo di guardare al mondo, negli stili di vita con i quali lo abitiamo, nelle forme dell’economia e dell’organizzazione della vita civile.
Bisogna “cambiare rotta”: la percezione di un tempo in cui la presenza umana segna in modo sempre più profondo il pianeta, si fa appello alla responsabilità per la ricerca di una nuova rotta, impegnando l’etica, ma anche le fedi religiose (e il cristianesimo in primis). Solo scommettendo su questa possibilità possiamo contenere il mutamento climatico e le altre dimensioni del degrado ambientale, custodendo un futuro abitabile per questa e per le prossime generazioni.

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