E’ domenica (13-12-2020)- 3a domenica di Avvento anno b

COMMENTO AL VANGELO

La III Domenica di Avvento è la domenica della gioia (Gaudete) e il brano del Vangelo secondo Giovanni ci dà l’occasione di approfondire la figura di Giovanni Battista, protagonista anche del Vangelo di domenica scorsa.
L’evangelista Marco domenica scorsa aveva posto l’accento sui segni più esteriori del Battista, come il modo di vestire e l’alimentazione. Giovanni ci fa invece riflettere maggiormente sulle sue virtù morali. Il Battista è subito identificato come “uomo mandato da Dio”. Egli sente ardere dentro di sé lo spirito del Signore e per questo si fa suo testimone instancabile. Giovanni Battista è pienamente consapevole di quale sia il suo compito: preparare il terreno per la venuta di Gesù, la luce, non essere lui la luce. È con questa convinzione che egli risponde alle domande che gli vengono poste dai sacerdoti. Per tre volte gli viene infatti chiesto se egli sia Cristo, Elia o il profeta e per tre volte egli, con umiltà e onestà, risponde di no. “Tu, chi sei?” è l’interrogativo che gli viene posto. La risposta a questa domanda non vuole essere una mera identificazione fisica ed esteriore, ma punta ad una dimensione più profonda. Possiamo anche noi riflettere su quale sia la nostra essenza, quali siano le nostre caratteristiche cristiane.
Dopo le tre negazioni, il Battista arriva poi a definirsi come “voce che grida nel deserto”. Lo spirito che è in lui – e che è stato accolto da lui – gli dà la forza di affrontare il deserto che gli sta attorno, la sordità di chi non vuole udire quell’annuncio gioioso: Gesù Cristo, di cui Giovanni proclama la venuta, non è riconosciuto.
È quindi gioia quella con cui Giovanni grida e dà testimonianza: la gioia incontenibile che gli proviene da Dio. Ogni azione che compiamo, infatti, assume un significato diverso se la facciamo con la gioia della fede, che se è davvero viva in noi ci permette di vedere il mondo con un’ottica di speranza.

RISCOPRIRE I SEGNI DEL NATALE   LA MANGIATOIA

Di questi tempi molti hanno già messo mano a costruire il presepe nella propria famiglia e tanti inserendo in esso le cose più diverse. Ma ci sono delle persone che non possono mancare: Gesù, Maria, Giuseppe, i pastori, i magi, gli animali come il bue e l’asino, ma se rispettiamo i dati del Vangelo non puo’ nel presepe mancare la mangiatoia, fatta di pietra, di legno che serviva per far mangiare gli animali. La parola mangiatoia si ritrova nell’antica Roma dove viene tradotta con ‘praesepium’ o ‘praesepe’ letteralmente mangiatoia, greppia.
Come dice papa Francesco nella lettera Admirabile signum sul significato e il valore del presepe ‘entrando in questo mondo Il Figlio di Dio trova posto dove gli animali vanno a mangiare. Il fieno diventa il primo giaciglio per Colui che si rivelerà come ‘pane disceso dal cielo’ (Gv.6,41). Una simbologia che già sant’Agostino, insieme ad altri padri della Chiesa aveva colto quando scriveva: ‘ Adagiato in una mangiatoia, divenne nostro cibo ’ (Serm.189,4).
La mangiatoia è allora icona della nostra vita, del nostro passaggio: noi siamo chiamati a divenire con la nostra vita culla dell’incontro con Gesù Salvatore del mondo.
Tante volte noi sottovalutiamo l’importanza della nostra vita, del dono che Dio ci ha fatto donandoci l’esistenza e chiamandoci a divenire luogo ricolmo dei beni celesti. Certo, noi siamo fatti per le cose del Cielo, per accogliere nella nostra vita il dono di Dio, ma spesso ce ne dimentichiamo e così passiamo il tempo a riempire la vita di cose inutili e che ci impoveriscono ai nostri stessi occhi.
A natale dobbiamo ricordarcelo: non siamo venuti al mondo solo per stare con le creature di Dio, ma siamo nel mondo per accogliere il Creatore del mondo. Ed allora riprendiamo in mano e cantiamo l’inno bellissimo del Natale : Tu scendi dalle stelle. Il Re del cielo viene in una grotta al freddo e al gelo e si diletta di adagiarsi nel piccolo letto di una mangiatoia.
Facendo il presepe in casa o con gli amici, cerchiamo di ripensare a quello che mettiamo, che costruiamo e vediamo quanta ricchezza di umanità e di fede nasconde questo segno bellissimo.

One Reply to “E’ domenica (13-12-2020)- 3a domenica di Avvento anno b”

  1. Renata Gianni

    Un pensiero sulla prossima domenica:
    Ecco l’annuncio L’angelo parla a Maria.
    Qualcuno di voi penserà: “Ma Gesù non è già venuto?” Certo, ma Egli nasce anche oggi nei nostri cuori se siamo pronti ad accoglierlo. Egli ci ha anche promesso che ritornerà per giudicarci, non conosciamo il momento, ma viviamo nella certezza che Egli ritornerà e quindi lo aspettiamo.
    E l’Avvento ha proprio questo compito, di prepararci all’attesa, alla parousìa, al ritorno glorioso di Gesù alla fine dei tempi, che ci permetterà finalmente di vedere il volto di Dio e darà senso a tutta la nostra vita.
    Si comprende allora perché Maria è turbata, non è solo la presenza dell’Angelo e delle sue parole, ma del loro profondo significato, in Lei non solo Dio diventerà uomo, ma in quel momento ha inizio anche la parousìa, come era stato detto dai profeti. Ella si pone nelle mani di Dio con fiducia, e il suo ‘si’ apre le porte all’Infinito, permettendo anche a noi di superare i nostri spazi angusti per entrare nello spazio misterioso di Dio, nel vivere e toccare il suo Amore.
    E’ necessario allora fare silenzio, creare quel vuoto per dire ancora .
    Ecco perché noi , ancora oggi, nonostante la paura, le debolezze e i dubbi, non dobbiamo pensare semplicemente alla grotta e a quella dolce nascita, ma in modo più profondo che quella nascita è l’inizio della nostra salvezza, confessando la nostra fede nel Signore Gesù e nella sua Incarnazione, e nelle tappe che hanno manifestato il disegno di salvezza di Dio. Il Dio Con Noi.

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