E’ domenica (20-12-2020) – 4a domenica di Avvento anno b

COMMENTO AL VANGELO

Il brano del Vangelo secondo Luca della quarta e ultima domenica di Avvento mette al centro la figura di Maria e la grande importanza che ha avuto nel progetto di Dio.
Viene narrato l’annuncio che l’arcangelo Gabriele fa a Maria, con cui le comunica ciò che Dio ha in serbo per lei. Innanzitutto, colpisce il contesto in cui accadono questi avvenimenti: Nazaret, una piccola città, sconosciuta ai più, una periferia. Dio non sceglie una città grande e famosa per accogliere Gesù, bensì una realtà umile.
Quando l’arcangelo Gabriele rivela a Maria il progetto divino, che la vede come Madre di Gesù, ella ha un momento di dubbio, umano e perdonabilissimo. Maria è una vergine e non conosce uomo, come può, quindi, avere un figlio? La sua logica la porta a questo pensiero, ma l’arcangelo Gabriele interviene a rassicurarla e a consigliarla. Ciò che le è stato detto, infatti, proviene da Dio e dalla sua grazia: è la volontà del Signore, tramite la quale verrà mandato Gesù, il Figlio di Dio, per portare all’uomo la salvezza.
La logica razionale, quindi, cede il passo alla fede e Maria dice il suo grande “sì” a Dio. È davvero un esempio di grande fiducia in Dio quello di questa giovane ragazza, che comprende la grandezza del progetto di Dio. Maria è dunque consapevole di essere uno strumento indispensabile per la venuta del Salvatore e per questo risponde positivamente alla chiamata del Signore. Si mette in gioco, non si tira indietro, confidando ciecamente in Dio.
Maria è anche simbolo della Chiesa, in cui è viva e vera la presenza di Cristo. Non si tratta di una chiesa-edificio, come intende il re Davide nella prima lettura, ma di una chiesa-comunità, di una pluralità di persone che cooperano, ciascuno secondo le proprie capacità, a servire Dio con fede. L’esempio di Maria è quindi per noi di grande importanza ed è occasione per riscoprire la nostra chiamata, specialmente in questo ultimo periodo di preparazione al Natale.

IV domenica di avvento anno b clicca sopra per leggere la Parola di Dio

MEZZANOTTE? A NATALE NON È CERTO L’ORA DELLA MESSA
QUELLA CHE CONTA

Estratto da un articolo di Alberto Maggi (biblista)
Generazioni di bambini sono stati vessati in prossimità del Santo Natale dall’ansiogena filastrocca di fine ottocento, del poeta Guido Gozzano La notte santa. In questa poesia si narra di una coppia di sprovveduti, Maria e suo marito Giuseppe, che alle sei di sera giungono finalmente a Betlemme e cercano un alloggio dove riposare. E qui comincia la litania volta a far crescere l’ansia, scandita da un implacabile campanile (esistevano quindi prima di Cristo), che scandisce le ore: “scocca lentamente le sei”. E alle sei di sera inizia la ricerca del posto dove poter passare la notte, anche perché Maria è ormai prossima al parto… E i due cominciano a cercare l’alloggio. L’unica soluzione è offerta da una provvidenziale stalla, c’è anche un asino e un bue, serviranno come riscaldamento, e finalmente “il campanile scocca la Mezzanotte Santa” e si scioglie l’ansia perché “è nato il Sovrano Bambino”.
In passato nell’immaginario collettivo, per la notte del Natale, ha inciso più questa filastrocca, insegnata a generazioni di bambini, che il vangelo con i suoi scarni asciutti dati. Se poi si aggiunge la bellissima melodia Tu scendi dalle stelle dovuta all’estro poetico di un santo, Alfonso Maria de’ Liguori, dove il neonato è presentato tremante, al freddo e al gelo, ecco che la notte di Natale diventa una dolce fiaba che fa tornare ogni uomo bambino. 
I vangeli che non trattano di sentimenti, ma di significati, non offrono alcuna indicazione sul giorno, tantomeno sull’ora in cui è nato Gesù, e anche l’anno della sua nascita è approssimativo. Gli unici evangelisti che narrano della natività sono Matteo e Luca. Matteo scrive che Gesù è nato “a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode” (Mt 2,1) e Luca afferma che Giuseppe e Maria si sono recati a Betlemme da Nazaret per via del censimento, ma si trovavano già a Betlemme “quando si compirono per lei giorni del parto” (Lc 2,6). Quindi avevano viaggiato quando le condizioni della donna lo permettevano e non certamente gli ultimi quindici giorni. Se dai vangeli, che pur contenendo elementi storici non sono una cronaca ma una teologia, si volesse desumere una possibile indicazione della data della nascita di Gesù, è certamente da escludere il mese di dicembre. L’evangelista Luca afferma, infatti, che quando Gesù nacque “c’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge” (Lc 2,8). Betlemme, ultima città della Giudea posta ai margini del deserto, è sita a quasi ottocento metri sul livello del mare, più alta di trenta metri di Gerusalemme, e d’inverno, quando spira il gelido vento del deserto, è impossibile pernottare all’aperto a meno di non rischiare l’assideramento. I pastori normalmente vegliavano i loro greggi all’aperto nel periodo che andava dalla Pasqua (marzo/aprile) alla festa delle Capanne (settembre/ottobre), quindi eventualmente in questo arco di tempo si può ipotizzare l’evento. 
I primi secoli la Chiesa non celebrò il Natale, in quanto la festività più importante era la Pasqua. Solo verso il quarto secolo si iniziò a celebrare anche la nascita del Salvatore unitamente all’Epifania. La scelta del venticinque dicembre fu dovuta al bisogno di soppiantare la popolarissima festosa celebrazione pagana del solstizio d’inverno. La nascita dell’invincibile sole (“Natalis (solis) invicti”), festa stabilita dall’imperatore Aureliano, fu sostituita con la nascita di Gesù, al quale si accostava la profezia di Malachia sul “sole di giustizia” (Ml 3,20). 
Il riferimento alla mezzanotte, come ora della nascita del Cristo, non è in alcuna maniera cronologico, ma spirituale-teologico, ed è liberamente ispirato a due testi della Sacra Scrittura, dal Libro della Sapienza, dove si legge che “Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose, e la notte era a metà del suo rapido corso, la tua parola onnipotente dal cielo, dal tuo trono regale…” (Sap 18,14), e dal profeta Isaia: “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” (Is 9,1). Celebrare il Natale a mezzanotte è una popolare tradizione che si è diffusa con l’avvento della luce elettrica, ma la liturgia della Chiesa non dà alcuna indicazione sull’orario della messa, che dipende da opportunità pastorali, ovvero le esigenze dei partecipanti…
Se gli evangelisti non hanno voluto fornire indicazioni esatte sui momenti della natività, è perché ad essi non interessa il calendario, ma la teologia, e vogliono centrare l’attenzione del credente sull’evento. Con Gesù Dio non è più da cercare, ma da accogliere, e con lui, il “Dio con noi” (Mt 1,23), e come lui, andare verso ogni uomo per manifestare la tenerezza infinita del Padre.
A tutti gli auguri di un Buon Natale.

One Reply to “E’ domenica (20-12-2020) – 4a domenica di Avvento anno b”

  1. Riccardo

    Ciò che mi sorprende sempre, ogni volta che leggo questo brano di Luca, é la fede granitica di Maria, una fede enorme che non ammette dubbi o lascia spazio a interpretazioni personali. Maria non appena riceve l’annuncio da Gabriele non discute in merito alle ragione della scelta o alla possibilità che il Disegno si compia, a differenza di quanto farà Zaccaria.
    No, Maria dà già per scontato che il progetto di Dio avverrà così come annunciato e lei lo accetterà perché opera del Signore, nel quale nutre una Fede sconfinata. Si limita solo ad una considerazione di natura – diciamo così – “tecnica”, in quanto lei é la Vergine e mai ha conosciuto uomo.
    Ma quando l’Angelo le spiega che la profezia si compierà per tramite dello Spirito Santo, Maria sembra quasi vedere la realizzazione della Salvezza per l’umanità e – contenta – risponde confermando che attende il compimento in lei della Parola.
    E sta qui secondo me la grandezza del passo del Vangelo, cioé nella Fede illimitata che motiva Maria e la spingerà ad affrontare tutto ciò che verrà, fino all’epilogo del Calvario, quando “una spada le trafiggerà il cuore” come preannunciatole da Simeone.
    Un grande esempio per tutti noi ed un insegnamento – che non dovremmo mai dimenticare -ad accettare i segni inviatici da Dio ogni giorno

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