E’ domenica (8-11-2020) – XXXII domenica del tempo ordinario anno a

COMMENTO AL VANGELO

Nella XXXII Domenica del Tempo Ordinario, quasi al termine dell’anno liturgico, il brano del Vangelo secondo Matteo ci prepara già al clima dell’Avvento con una parabola.
Gesù narra, infatti, ai suoi discepoli la parabola delle dieci vergini, cinque sagge e cinque stolte. Tutte e dieci accorrono ad aspettare lo sposo, ormai a notte fonda, ma soltanto le cinque sagge portano con sé l’olio per non far spegnere la loro lampada. In questo modo, quando infine arriva lo sposo, le cinque vergini sagge possono andargli incontro con la lampada accesa, mentre le cinque stolte sono costrette ad andare a comprare l’olio e, quando fanno ritorno, trovano la porta chiusa, non riuscendo così ad entrare alle nozze.
Nell’olio che alimenta le lampade delle cinque vergini sagge possiamo vedere un simbolo della nostra esperienza di fede, del nostro vissuto di cristiani. L’olio che permette alla lampada di funzionare è quindi il nostro atteggiamento di fronte a Dio e il nostro accostarci alla sua Parola di verità. Infatti, seguendo con costanza il percorso da Lui tracciato per noi, possiamo far “splendere” la nostra vita come una lampada nel buio della notte e farci così trovare pronti al momento in cui verrà la giustizia di Dio. L’olio non è, quindi, qualcosa che si può comprare, come tentano di fare le vergini stolte, ma è qualcosa che viene dalla nostra interiorità, maturando quotidianamente la nostra esperienza. È questo, inoltre, l’atteggiamento di veglia di cui Gesù parla al termine del brano: seguire con convinzione e costanza gli insegnamenti che ci sono stati dati, essere sempre pronti a mettere in pratica la nostra fede. Chiaramente, dei momenti di caduta possono capitare lungo questo percorso. Anche le vergini sagge si assopiscono, assieme a quelle stolte, mentre attendono l’arrivo dello sposo. Tuttavia, appena risvegliate, accorrono con prontezza incontro allo sposo, con la lampada accesa.
È dunque un comportamento sapiente quello delle vergini sagge. La sapienza permette, infatti, a queste vergini – che possiamo prendere a modello – di riconoscere l’importanza di farsi trovare pronte e cioè di portare avanti uno stile di vita coerente con la propria fede.

XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO anno a – clicca sopra per leggere la Parola di Dio

Vi suggeriamo questa domenica una rilettura di un brano tratto dal Concilio Vaticano II. Buona lettura a tutti e buona meditazione.

Dalla Costituzione pastorale «Gaudium et spes»
del Concilio ecumenico Vaticano II sulla Chiesa
nel mondo contemporaneo (Nn. 88-90)
Compito dei cristiani nell’edificazione della pace

  1. Il compito dei cristiani nell’aiuto agli altri paesi

I cristiani cooperino volentieri e con tutto il cuore all’edificazione dell’ordine internazionale, nel rispetto delle legittime libertà e in amichevole fraternità con tutti. Tanto più che la miseria della maggior parte del mondo è così grande che il Cristo stesso, nella persona dei poveri reclama come a voce alta la carità dei suoi discepoli. Si eviti questo scandalo: mentre alcune nazioni, i cui abitanti per la maggior parte si dicono cristiani, godono d’una grande abbondanza di beni, altre nazioni sono prive del necessario e sono afflitte dalla fame, dalla malattia e da ogni sorta di miserie. Lo spirito di povertà e d’amore è infatti la gloria e il segno della Chiesa di Cristo.
Sono, pertanto, da lodare e da incoraggiare quei cristiani, specialmente i giovani, che spontaneamente si offrono a soccorrere gli altri uomini e le altre nazioni. Anzi spetta a tutto il popolo di Dio, dietro la parola e l’esempio dei suoi vescovi, sollevare, nella misura delle proprie forze, la miseria di questi tempi; e ciò, secondo l’antico uso della Chiesa, attingendo non solo dal superfluo, ma anche dal necessario.
Le collette e la distribuzione dei soccorsi materiali, senza essere organizzate in una maniera troppo rigida e uniforme, devono farsi secondo un piano diocesano, nazionale e mondiale; ovunque la cosa sembri opportuna, si farà in azione congiunta tra cattolici e altri fratelli cristiani. Infatti lo spirito di carità non si oppone per nulla all’esercizio provvido e ordinato dell’azione sociale e caritativa; anzi l’esige. È perciò necessario che quelli che vogliono impegnarsi al servizio delle nazioni in via di sviluppo ricevano una formazione adeguata in istituti specializzati.

  1. Efficace presenza della Chiesa nella comunità internazionale

La Chiesa, in virtù della sua missione divina, predica il Vangelo e largisce i tesori della grazia a tutte le genti. Contribuisce così a rafforzare la pace in ogni parte del mondo, ponendo la conoscenza della legge divina e naturale a solido fondamento della solidarietà fraterna tra gli uomini e tra le nazioni. Perciò la Chiesa dev’essere assolutamente presente nella stessa comunità delle nazioni, per incoraggiare e stimolare gli uomini alla cooperazione vicendevole. E ciò, sia attraverso le sue istituzioni pubbliche, sia con la piena e leale collaborazione di tutti i cristiani animata dall’unico desiderio di servire a tutti.
Per raggiungere questo fine in modo più efficace, i fedeli stessi, coscienti della loro responsabilità umana e cristiana, dovranno sforzarsi di risvegliare la volontà di pronta collaborazione con la comunità internazionale, a cominciare dal proprio ambiente di vita. Si abbia una cura particolare di formare in ciò i giovani, sia nell’educazione religiosa che in quella civile.

  1. La partecipazione dei cristiani alle istituzioni internazionali

Indubbiamente una forma eccellente d’impegno per i cristiani in campo internazionale è l’opera che si presta, individualmente o associati, all’interno degli istituti già esistenti o da costituirsi, con il fine di promuovere la collaborazione tra le nazioni. Inoltre, le varie associazioni cattoliche internazionali possono servire in tanti modi all’edificazione della comunità dei popoli nella pace e nella fratellanza. Perciò bisognerà rafforzarle, aumentando il numero di cooperatori ben formati, con i necessari sussidi e mediante un adeguato coordinamento delle forze. Ai nostri giorni, infatti, efficacia d’azione e necessità di dialogo esigono iniziative collettive. Per di più simili associazioni giovano non poco a istillare quel senso universale, che tanto conviene ai cattolici, e a formare la coscienza di una responsabilità e di una solidarietà veramente universali.
Infine è auspicabile che i cattolici si studino di cooperare, in maniera fattiva ed efficace, sia con i fratelli separati, i quali pure fanno professione di carità evangelica, sia con tutti gli uomini desiderosi della pace vera. Adempiranno così debitamente al loro dovere in seno alla comunità internazionale. Il Concilio, poi, dinanzi alle immense sventure che ancora affliggono la maggior parte del genere umano, ritiene assai opportuna la creazione d’un organismo della Chiesa universale, al fine di fomentare dovunque la giustizia e l’amore di Cristo verso i poveri. Tale organismo avrà per scopo di stimolare la comunità cattolica a promuovere lo sviluppo delle regioni bisognose e la giustizia sociale tra le nazioni

2 Replies to “E’ domenica (8-11-2020) – XXXII domenica del tempo ordinario anno a”

  1. Mary Coppolecchia

    Quanto è vero ed attuale quello che il Concilio ci ha detto tanti anni fa se si pensa che la “ Gaudium et spes” che oggi D. Michelangelo ci propone di meditare è stata promulgata il 7 dicembre 1965..alla luce di quanto ho letto mi viene da dire che la pace internazionale si fonda sulla giustizia , su un principio di uguaglianza che per i credenti deriva dall’avere un unico Padre . Ogni volta che recitiamo la preghiera che Gesù ci ha insegnato diciamo “Padre nostro …nostro di chi? Mio, dei miei figli, della mia comunità di credenti , della mia nazione?. Nel Credo professiamo la fede in “Dio Padre Onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili” ; dunque in terra , tra le cose visibili abitano uomini e donne di ogni etnia, religione, colore della pelle..se diciamo “Padre nostro ….rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”.. ci sentiamo impegnati a realizzare quello che il Concilio ci sollecita a fare e cioè abbiamo il compito di pensare ai fratelli più sfortunati, agli esiliati, ai poveri, a tante famiglie colpite nel lavoro dalla pandemia .Verso di loro siamo debitori della nostra abbondanza di beni materiali, spirituali e culturali e non siamo operatori di pace nelle nostre comunità se non partiamo da un principio di giustizia e di uguaglianza che non ci fa discriminare tra massarosesi , italiani , marocchini, europei ,cinesi… ci rivolgiamo ad un Padre che è di tutti e che ci chiede di essere portatori di pace e di giustizia sociale a tutti questi fratelli che il Signore mette sulla nostra strada.Con questo pensiero mi preparo al giorno del Signore nella speranza di essere vigilante come le vergini sagge .

  2. Riccardo

    “ Se il Padre mio vi chiamasse ora, in questo momento, sareste pronti ?” Questa domanda, implicita nella lettura di oggi, è un punto su cui il Signore ci ha già invitato a riflettere in altri due brani del Vangelo.
    Nel primo ci ha consigliato, con l’affetto e il consiglio spassionato dell’amico più caro, ad essere pronti alla partenza “con le vesti ben strette sui fianchi”, perchè la chiamata può anche essere improvvisa ed imprevista.
    Nel secondo, parlando del proprietario terriero che intende allargare i magazzini per ospitare le nuove ricchezze, ci ammonisce a non attaccarsi alle ricchezze terrene ed all’accumulo di beni, denaro e prestigio ; perchè sono cose effimere e futili, cose che non ci porteremo dietro nell’aldilà ed a cui Dio guarderà con disprezzo.

    Questa volta invece ci invita a guardare a ciò che sarà per noi essenziale e fonte di salvezza al momento che lasceremo la vita materiale : le lampade che ci illumineranno il cammino e, in particolare, l’olio che le riempie.

    E’ una metafora semplice, bella ed inequivocabile. La lampada é sicuramente la nostra Fede, ma poiché la fede senza le opere non è completa, ecco l’olio – le opere – che darà la Luce. E non facciamoci spaventare dalla presunta grandezza della parola “opera” ; non significa necessariamente qualcosa di grande ed importante ma in questo caso l’insieme di tutte le nostre azioni che quotidianamente intraprendiamo per cercare di realizzare gli insegnamenti cristiani. E quindi amore, rispetto, accoglienza, aiuto, buona volontà, misericordia e solidarietà.

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