XV domenica del t.o. anno b – INVIATI AD EVANGELIZZARE
Essere portatori della parola di Dio non è una conquista dell’uomo, ma un dono e un mandato ricevuto da Dio. Profeti ed evangelizzatori si diventa per una chiamata e una iniziativa divina. Non si tratta di una professione tra le altre. Anche il contenuto della evangelizzazione non è dottrina elaborata dagli uomini, ma messaggio ricevuto e trasmesso mediante una relazione di fedeltà. Gli stessi mezzi a cui si ricorre per evangelizzare possono corrompere il messaggio: non si può, infatti,
confondere il messaggio del regno di Dio con i tanti progetti umani possibili, per quanto siano buoni.
La prima lettura afferma che lo Spirito di Dio soffia dove vuole e come vuole. Nessuna costrizione umana può bloccare la sua azione. Amos non è profeta stipendiato dal re, non fa i suoi interessi come un qualunque “cappellano di corte”. In quanto scelto da Dio, egli è vincolato soltanto da Dio. Tale è anche lo statuto di chi è inviato da Gesù in missione, come racconta il vangelo: L’apostolo di Cristo è descritto nell’essenzialità delle sue esigenze e del suo equipaggiamento. Chi annuncia non deve portare con sé nulla che lo appesantisca. L’atteggiamento che, alla fine, lo deve caratterizzare, può essere ben colto nell’esortazione della seconda lettura: un inno che invita a benedire Dio che ci ha scelti quali collaboratori nel suo disegno di ricapitolazione di ogni cosa in Cristo.
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