Vangelo della domenica (18-12-2016)

IV domenica di avvento anno A – DIO E’ E RIMANE CON NOI

Il “segno” dell’Emmanuele, di cui parla la prima lettura, rimanda i cristiani alla vera identità di Gesù: egli è per noi il segno per eccellenza della fedeltà di Dio, egli è “sacramento dell’incontro tra Dio e l’uomo”. In questo senso la sua venuta inaugura per l’umanità intera un tempo nuovo. La nostra salvezza, che è grazia di Dio, non ci lascia passivi e inattivi, poiché Dio non ci salva senza la nostra libera risposta di accoglienza e di collaborazione. Non è “grazia a buon mercato”, poiché pone ogni essere umano davanti alla sua responsabilità nella personale storia di salvezza.
Il percorso delle letture comincia con un testo profetico (prima lettura) in cui appare una strana richiesta che Dio in persona rivolge al re: “Chiedi per te un segno”. Ma il re non accetta, dimostrando tutta la sua ipocrisia, frutto di vera e propria incredulità. Per questo Dio decide, nonostante tutto, di offrire un segno straordinario: “Ecco la vergine concepirà e partorirà un figlio che si chiamerà Emmanuele”.
Il vangelo, che può essere intitolato “l’annunciazione a Giuseppe”, ci mette davanti a colui che farà da padre legale a Gesù. La gravidanza inattesa e miracolosa di Maria sconvolge i suoi progetti e tuttavia egli accetta di inserirsi in un disegno di cui non può comprendere che qualche tassello.
Nella lettera ai Romani, Paolo (seconda lettura) dopo aver presentato se stesso a una comunità che non ha fondato (“servo”, “apostolo”, “scelto per annunciare il vangelo di Dio”), fa appello ad una fede che è come “un atto di obbedienza”. A tutti augura grazia e pace, due doni che vengono “da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo”.

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