Vangelo della domenica (20-07-2014)

XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
LA PAZIENZA

XVI dom to anno aUna tendenza diffusa è quella di dividere l’umanità in due grandi categorie: i buoni e i cattivi,. Questa tendenza si trova anche nel piano religioso. Da una lettura superficiale della Bibbia si ricava, talora, l’idea di un Dio impaziente, vendicativo e castigatore. Una lettura più attenta e approfondita smentisce questa impressione. Elia comprende che Dio non sta nell’uragano o nel terremoto, ma nella brezza leggera e delicata. Giacomo e Giovanni sono rimproverati da Gesù per il loro desiderio di far cadere la folgore sui Samaritani che non accolgono Gesù. Tutta la Scrittura parla della pazienza divina. La collera, di cui pure si parla, non è mai l’ultimo e definitivo momento della manifestazione divina: vince sempre il perdono. Dio è ricco di grazia e di fedeltà ed è sempre sollecito a ritirare le sue minacce quando Israele si incammina nuovamente sulla via della conversione (1a lettura). Gesù è il buon pastore, venuto soprattutto per i peccatori. Non esclude nessuno dal regno. Tutti vi sono convocati, tutti vi possono entrare. Gesù incarna sempre la pazienza divina. Nessun peccato taglia irrimediabilmente i ponti con la misericordia di Dio (vangelo). La missione della chiesa è quella di incarnare tra gli uomini la pazienza di Gesù; il suo compito, sulla terra, è quello di rivelare il vero volto dell’amore di Dio.Qui in terra, al grano è sempre mescolata la zizzania, e la linea di demarcazione tra l’uno e l’altra passa solo nel cuore e nella coscienza di ogni uomo.

L’idea che uno si fa di Dio condiziona il suo comportamento verso Dio stesso e verso il prossimo. La parola di Dio (1a lettura e vangelo) fa un discorso molto chiaro sul concetto e sull’immagine di Dio. Dio accetta lo scandalo dell’uomo limitato, cattivo, e Cristo sembra addirittura provocarlo con il suo comportamento, trattando liberamente con i buoni e con i cattivi, con i giusti e i peccatori. Egli non annuncia una comunità di puri e di santi. E’ paziente con tutti e lascia ai peccatori il tempo di maturare la propria conversione.
Anche lo scandalo di ina chiesa mediocre, peccatrice, compromessa, lontana dall’ideale evangelico, come sono spesso le mostre comunità, non deve turbare. Essendo fatta di uomini e vivendo immersa nel mondo, la chiesa corre continuamente il rischio di contaminarsi col mondo e di veder crescere, all’interno delle sue file, le piante della zizzania accanto al grano buono. Alcuni cristiani vorrebbero ricorrete ai mezzi violenti e risolutivi, con un “aut aut”, o un “con me  o contro di me”… ma questo è segno della mancanza di fiducia in Dio e quindi di speranza, che genera paura e insicurezza. Il regno di Dio, invece, tollera i malvagi e i peccatori, perché ha un’incrollabile fiducia nell’azione di Dio che sa attendere la libera decisione dell’uomo. Non si tratta di una accettazione passiva degli avvenimenti e neppure di una qualunquistica bonomia, ma un atteggiamento costruttivo di tolleranza, di pazienza e di rispetto dei tempi e dei ritmi della crescita, sia all’interno della vita delle comunità, come delle singole persone, ed una attenzione attiva ai momenti di grazia e ai segni dei tempi che puntualmente fanno la loro comparsa.

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