XXV domenica del tempo ordinario L’AUTORITA’ E’ SERVIZIO
La vita del “giusto” è la più radicale contestazione dell’”empio”. Per questo l’empio perseguita il giusto e lo vorrebbe eliminare. E’ il tema della prima lettura, che si richiama ai carmi del Servo di Dio di Isaia e al vangelo di oggi, nel quale Gesù annuncia la sua passione.
Gli Ebrei si erano fatta un’idea politica del Messia, da cui si aspettavano la restaurazione di un regno potente su tutti gli altri. La predicazione e l’azione di Gesù andavano, invece, in tutt’altro senso. Egli annuncia una salvezza dal male radicale, il peccato.
La parola che Gesù rivolge agli apostoli è una contestazione della concezione del regno basata sugli onori e sui primi posti. Ma la contestazione più radicale è la sua stessa vita. Gesù fa sua la missione del Servo. Mite e umile di cuore, egli annuncia la salvezza ai poveri, è in mezzo ai suoi discepoli come “colui che serve” e giunge fino al colmo delle esigenze dell’amore, dando la sua vita per la redenzione dei peccatori.
Gesù rifiuta categoricamente ogni ambito di dominio sia per sé che per la chiesa. L’unica autorità della chiesa e in seno ad essa è quella dell’ultimo posto, dell’umile servizio.
L’autorità è una delle realtà più ambigue e contestate, sia a livello civile che ecclesiale. C’è chi la esercita per ambizione, per volontà di dominio e per interesse personale o del gruppo di appartenenza, e chi la ritiene un servizio per il bene comune, nella prospettiva dell’umanità come unica famiglia e del creato come “casa comune” di tutti, come afferma papa Francesco nell’enciclica “Laudato sì”. Questa ambiguità non ha il suo fondamento nel potere e nell’autorità in quanto tali, ma nell’atteggiamento di chi li brama e li esercita.
La chiesa, è “diakonia”, cioè comunità di servizio, per la comunione di Dio con l’umanità e la natura. Un servizio di unità, di amore e di verità al mondo intero.
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