Vangelo della domenica (5-01-2014)

2a DOMENICA DOPO NATALE
GESU’ CRISTO, VOLTO VISIBILE DEL PADRE

Gesù è la parola di Dio; non può essere una parola senza senso. Dio aveva rivelato il suo potere per mezzo della creazione, Aveva parlato al suo popolo mediante la Legge, aveva inviato i suoi profeti, ma nonostante ciò era rimasto pieno di mistero. Ad un certo punto Dio si è rivelato, ha parlato distintamente e chiaramente. Ciò è avvenuto in Gesù di Nazareth. Gesù è la parola che ha rotto il relativo silenzio di Dio. Il contenuto di questa parola è Dio stesso. Un Dio diverso da come lo pensavano gli uomini: è un Dio Trinità d’amore; è un Dio padre misericordioso che ama l’uomo e lo vuole salvo.
Per molti oggi questa parola cade nel vuoto. Dio non fa più parte delle nostre abitudini e delle nostre relazioni. E’ messa in discussione la sua esistenza, o, forse, la sua utilità. “Dio non serve a niente”, pensano molti. In affetti Dio non esiste per “servire” a qualcosa, come molti pensano; Dio non è il medico dei casi disperati, né un’agenzia di assicurazioni su pegni di giaculatorie o pellegrinaggi, né un alibi per spiegare quello che l’uomo non capisce o per fare ciò che l’uomo non riesce a fare.
Il Dio di Gesù non è una specie di tiranno benevolo o irritato, secondo i casi, che interviene arbitrariamente nel corso degli avvenimenti per arrestarne alcuni o modificarne altri. Credere in un Dio così è trovarsi già nell’anticamera dell’ateismo.
Non sono pochi coloro che danno la responsabilità della loro perdita di fede ai cristiani, che con atteggiamenti sbagliati e con un certo assenteismo ne avrebbero favorito il dilagare. Alla base dello scetticismo e del rifiuto della fede, oggi, c’è spesso l’ignoranza dell’autentico messaggio cristiano, il vangelo, e l’identificazione della fede con pratiche che con la fede hanno poco a che fare. Per questo la chiesa tende sempre di più la mano ai “lontani” per un incontro leale e un dialogo sincero. L’uomo è fatto per Dio, e ogni conquista dello spirito umano accresce in lui l’inquietudine e accende il desiderio di andare oltre. Togliere Dio come termine della ricerca, a cui l’uomo è per natura sua rivolto, significa mortificare l’uomo stesso.
A noi credenti resta il compito di godere della conoscenza di Dio, e quello di cercarlo appassionatamente, dove, come e quando Egli si lascia incontrare.

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