Veglia di preghiera (19-08-2014)

Comunità Pastorale di Massarosa, Piano del Quercione, Montigiano e Gualdo  e Comunità Parrocchiale di Bozzano

VEGLIA DI SENSIBILIZZAZIONE E PREGHIERA PER I CRISTIANI PERSEGUITATI IN IRAQ Massarosa, 19.08.2014

GUIDA: Benvenuti. La preghiera di stasera nasce dalla necessità di farci vicini ai fratelli perseguitati per la loro fede. Vogliamo far memoria della passione di Cristo e della passione di un intero popolo, e per questo iniziamo accogliendo la CROCE, segno della identità cristiana, dell’abbraccio infinito tra Dio e l’uomo, tra l’amore donato e chi dona la vita, e la PAROLA da cui trarre preghiere e canti di speranza, in modo particolare per quanti sono costretti a seguire le orme del Cristo nell’eroismo e nel martirio … La preghiera è la prima forma per noi cristiani di vicinanza, di solidarietà … Cercheremo anche di capire ciò che accade in Iraq per assumere impegni fattivi e pronunciare parole chiare davanti al paese e al mondo, perché in Iraq non si distruggano vite e patrimoni di umanità, fede e cultura che appartengono anche a noi.
CANTO D’INGRESSO: “TI SEGUIRÒ” N. 174 (mentre entra la processione con la croce e l’evangelario).
CELEBRANTE: Nel nome del Padre del Figlio dello Spirito Santo. Fratelli e sorelle, tanti cristiani, oggi perseguitati in molte nazioni, si sentono abbandonati dall’indifferenza e dall’egoismo; preghiamo perché la violenza ceda il passo al rispetto e alla pace. Partecipi e solidali con questi nostri fratelli, invochiamo per noi e per tutti la misericordia del Signore. Il Signore Crocifisso e Risorto che si fa compagno di cammino sulle strade del mondo sia con tutti voi. R. E con il tuo spirito.

CONOSCENZA
LETTORE 1: Il nostro convenire, inutile negarlo, ha inizio da un moto di sdegno, perché in Iraq, nel silenzio dell’ occidente, è in atto un crimine contro l’umanità, contro la cultura e la storia di un intero Paese. La crisi viene da lontano. Una notte greve e burrascosa è scesa sull’antico e nobile popolo dei Caldei. Nella “culla” del cristianesimo iracheno è avvenuto un esodo umiliante e a una fuga precipitosa. Non c’è scampo: l’alternativa è tra la conversione all’islam, la sottomissione ed il pagamento di una tassa, o l’esilio. Chi si rifiuta è condannato a morte. La cristianità a Mosul e in molte altre città irachene non esiste più, è in corso un vero e proprio olocausto.
LETTORE 2: Dispiace essere crudi, ma questa è la verità … I mezzi di comunicazione hanno parlato di «sistematica decapitazione di bambini, di madri violentate e poi uccise, e di padri impiccati» da parte dei fanatici dell’ISIS (la lega per la creazione del califfato islamico nell’area della cosiddetta Mezzaluna Fertile). Siamo di fronte ad un “martirio” collettivo, una vera e propria pulizia etnica che coinvolge tutte le minoranze religiose presenti nel paese. Ma la sopravvivenza dei cristiani in Iraq non riguarda solo la religione. È un problema che tocca le sorti della civiltà e interpella la coscienza dell’Occidente. Le comunità cristiane in Oriente sono sempre state un ponte di dialogo ed un fattore d’equilibrio. Si tratta di un patrimonio culturale, spirituale e anche materiale che ha arricchito le nazioni dove i cristiani di “rito orientale” pur in mezzo ad alterne vicende vivono da quasi due millenni.
LETTORE 3 Dal libro del profeta Geremìa (14, 17-22). Il Signore ha detto: «I miei occhi grondano lacrime notte e giorno, senza cessare, perché da grande calamità è stata colpita la vergine, figlia del mio popolo, da una ferita mortale. Se esco in aperta campagna ecco le vittime della spada; se entro nella città, ecco chi muore di fame. Anche il profeta e il sacerdote si aggirano per la regione senza comprendere». Hai forse rigettato completamente Giuda, o ti sei disgustato di Sion? Perché ci hai colpiti, senza più rimedio per noi? Aspettavamo la pace, ma non c’è alcun bene, il tempo della guarigione, ed ecco il terrore! Riconosciamo, Signore, la nostra infedeltà, la colpa dei nostri padri: abbiamo peccato contro di te. Ma per il tuo nome non respingerci, non disonorare il trono della tua gloria. Ricordati! Non rompere la tua alleanza con noi. Fra gli idoli vani delle nazioni c’è qualcuno che può far piovere? Forse che i cieli da sé mandano rovesci? Non sei piuttosto tu, Signore, nostro Dio? In te noi speriamo, perché tu hai fatto tutto questo. Parola di Dio

Ripetiamo: Ricordati Signore! Non rompere la tua alleanza con noi (Salmo 78)
– Non imputare a noi le colpe dei nostri antenati: presto ci venga incontro la tua misericordia, perché siamo così poveri! R
– Aiutaci, o Dio, nostra salvezza, per la gloria del tuo nome; liberaci e perdona i nostri peccati a motivo del tuo nome. R
– Giunga fino a te il gemito dei prigionieri; con la grandezza del tuo braccio salva i condannati a morte. R
– E noi, gregge del tuo pascolo, ti renderemo grazie per sempre; di generazione in generazione narreremo la tua lode. R.
CANTO. Beati quelli n. 26
GIUDIZIO
LETTORE 1 Non possiamo non porci alcune domande. Chi si preoccupa della dilagante cri¬stiano-fobia? Chi difende i cri¬stiani perseguitati in Iraq? Quanto tempo do¬vremo aspettare prima che le Na¬zioni Unite puntino a iniziative efficaci contro questa emergenza che è uno sfregio per tutta l’umanità? … Gli organismi internazionali sono paralizzati, la politica estera europea è evanescente, il parlamento italiano è impegnato a oltranza a riformare se stesso, le urgenze dei cittadini sembrano altre (la crisi economica, il dramma occupazionale, o le «meritate» ferie) … Anche la “umma” ( la comunità dei credenti musulmana)e gli intellettuali del mondo musulmano (salvo poche eroiche eccezioni) tacciono, mentre l’Occidente si guarda bene dal chiedere conto della situazione a un Paese come l’Arabia Saudita, alleato degli Stati Uniti, strategico per le forniture di petrolio
LETTORE 2: Chiediamoci dunque con Enzo Bianchi, priore della comunità monastica di Bose: “quale crescita economica è quella alimentata dai mercanti d’armi e dai profittatori di ogni risma; che diplomazia è quella che si preoccupa solo di equilibrismi, di non ingerenza, di rispetto di zone di influenza; che politica è quella che ha perso il senso della polis e del mondo come spazio comune. Se non ora, quando ci decideremo a lavorare con risoluta pazienza per un disarmo delle menti, dei cuori, delle braccia? Quando ci ricorderemo che chi ha pronunciato la terribile frase «sono forse il custode di mio fratello?» era in realtà il suo assassino?”
LETTIORE 4 Dal libro del profeta Amos (6, 1-10). Guai agli spensierati di Sion e a quelli che si considerano sicuri sulla montagna di Samaria! Questi notabili della prima tra le nazioni, ai quali si recano gli Israeliti! Siete voi forse migliori o è più grande il vostro territorio? Voi credete di ritardare il giorno fatale e affrettate il sopravvento della violenza. Essi su letti d’avorio e sdraiati sui loro divani mangiano gli agnelli del gregge e i vitelli cresciuti nella stalla. Canterellano al suono dell’arpa, si pareggiano a David negli strumenti musicali; bevono il vino in larghe coppe e si ungono con gli unguenti più raffinati, ma della rovina di Giuseppe non si preoccupano. Perciò andranno in esilio in testa ai deportati e cesserà l’orgia dei buontemponi. Ha giurato il Signore Dio, per se stesso! Il Dio degli eserciti. Detesto l’orgoglio di Giacobbe, odio i suoi palazzi, consegnerò la città e quanto contiene. Parola di Dio.
Ripetiamo: Solo tu Signore sei il mio pastore (Salmo 53)
– Lo stolto pensa: «Dio non esiste». Sono corrotti, fanno cose abominevoli, nessuno fa il bene Dio dal cielo si china sui figli dell’uomo per vedere se c’è un uomo saggio che cerca Dio. Rit.
– Tutti hanno traviato, tutti sono corrotti; nessuno fa il bene; neppure uno. Non comprendono forse i malfattori che divorano il mio popolo come il pane e non invocano Dio? Rit.
– Hanno tremato di spavento, là dove non c’era da temere. Dio ha disperso le ossa degli aggressori, sono confusi perché Dio li ha respinti … Quando Dio farà tornare i deportati del suo popolo, esulterà Giacobbe, gioirà Israele. Rit.

TESTIMONIANZA
GUIDA I cristiani iracheni sono stati presi di mira, fatti segno di attentati dinamitardi nelle chiese, e infine minacciati nelle loro stesse case che nelle settimane scorse sono state marchiate con la lettera araba “N” iniziale di “nazareno”, ovvero cristiano, cioè un “obiettivo legittimo” da colpire a mor¬te … Un’espressione infamante per i fanatici e gli intolleranti dell’ISIS, ma un segno di gloria e di onore per i credenti in Cristo. Dopo l’ennesima minaccia nel luglio scorso è stata avviata l’epurazione cruenta e la cacciata dei cristiani dal loro paese. Si è così concretizzata la strategia di eliminazione totale dell’antica tradizione cristiana che viveva fra il Tigri e l’Eufrate fin dai primi secoli dell’avventura cristiana, il micidiale annientamen¬to di un’intera comunità che qualcuno ha già paragonato al dramma dell’anti-semitismo.
LETTORE 5: Il nostro silenzio colpevole di Enzo Bianchi
“Qui a Qaraqosh la gente ha tanta paura: se i fondamentalisti entrano sarà un caos, una tragedia gravissima”. Così ci scriveva il 21 luglio Wisan, monaco iracheno che è stato più volte ospite della nostra Comunità a Bose assieme ai due suoi confratelli. L’ultimo messaggio che ci ha mandato era datato 2 agosto e conteneva gli auguri per la festa della Trasfigurazione: “Speriamo che sia anche la Trasfigurazione dell’Iraq che sta soffrendo tanto”. In queste ore anche Wisan e i suoi fratelli sono fra le decine di migliaia di profughi cristiani in fuga verso un luogo che non c’è. La vicenda di questa piccola comunità monastica è emblematica della tragedia che stanno vivendo i cristiani di quelle terre: nel 2005 l’auto su cui due di loro, allora studenti universitari di Baghdad, stavano viaggiando per andare a una cerimonia nunziale, era stata colpita da un proiettile sparato da un autoblindo americano. Uno di loro era morto, l’altro sarebbe uscito dal coma dopo alcuni mesi: da allora si muove con due gambe artificiali e non oso immaginarlo oggi in fuga precipitosa. Da Baghdad si erano poi spostati nella piana di Ninive, dove sembrava che i cristiani potessero trovare maggiore protezione: lì conducevano la loro vita monastica alternando la preghiera notturna con il lavoro di manutenzione delle strade e di raccolta di detriti e rifiuti per sostentarsi e aiutare le persone ancora più in difficoltà di loro. Tutto questo fino a ieri. Poi anche loro devono essere finiti inghiottiti nel fiume di sofferenze che sta travolgendo i cristiani di quella regione martoriata. Papa Francesco, e con lui i vescovi e i patriarchi di quelle terre, non perdono occasione per richiamare, esortare, ammonire, invocare gesti e azioni degne dell’essere umano: ma la situazione non fa che peggiorare. Gli organismi internazionali sono paralizzati, la politica estera europea è inesistente, il parlamento italiano è impegnato a oltranza a riformare se stesso, le urgenze di ciascuno di noi sono altre, dalla crisi economica e occupazionale all’organizzazione delle “meritate” ferie… e così decine di migliaia di persone abbandonano le loro case senza prendere nulla con sé, a centinaia sono uccisi, i più deboli, anziani, malati, bambini, muoiono per le insostenibili fatiche di un viaggio senza speranza. I cristiani sono le prime vittime di queste atrocità e il loro perseverare nella fede dei padri è motivo di ostracismo e condanna, ma assieme a loro vengono colpiti anche i loro vicini musulmani. Tornano qui alla mente le parole del testamento di fratel Christian, rapito e ucciso con i suoi fratelli in Algeria: Sarebbe un prezzo troppo caro ,per quella che, forse, chiameranno la ‘grazia del martirio’, il doverla a un algerino, chiunque egli sia, soprattutto se dice di agire in fedeltà a ciò che crede essere l’islam. So il disprezzo con il quale si è arrivati a circondare gli algerini globalmente presi. So anche le caricature dell’islam che un certo islamismo incoraggia. E’ troppo facile mettersi a posto la coscienza identificando questa via religiosa con gli integralismi dei suoi estremisti”. Sono parole che ho avuto modo di sentire applicare da Wisam alla situazione irachena e ai musulmani della sua terra che, a nome loro, sento di dover riaffermare ancora oggi. Certo, lo scoraggiamento, il senso di impotenza, l’istinto di rimozio0ne per vincere l’angoscia, l’impossibilità ad assumere sulle nostre spalle tutte le miserie del mondo ci frenano, ma cosa deve ancora succedere perché le nostre coscienze siano scosse e chi ne ha il potere faccia qualcosa per fermare il massacro? La storia ci chiederà conto di questa catastrofe umanitaria che non riusciamo o non vogliamo impedire. Perché in Iraq come in Siria non è a rischio solo la sopravvivenza di una comunità cristiana presente nella regione fin dai primissimi secoli: è a rischio l’umanità intesa come capacità di sentirsi ed essere responsabili del proprio simile; è a rischio quella dote umana di esprimere sentimenti e istanze morali che chiamiamo cultura; è a rischio il patrimonio etico della convivenza, del dialogo, del confronto per fronteggiare insieme il duro mestiere del vivere; è a rischio il rapporto stesso con il creato. Nella tragedia irachena è in gioco la nostra risposta al lancinante interrogativo posto da Primo Levi settant’anni fa: chiediamoci “se questo è un uomo”, se siamo esseri umani noi che ci abituiamo a seguire queste vicende protetti da uno schermo, sempre pronti a cambiare canale, se sono degni della dignità e del potere loro conferito quanti chiudono gli occhi e pensano ad altro o, peggio, si ingegnano a trovare opportunità di guadagno nelle catastrofi che si abbattono sugli altri. Chiediamoci che crescita economica è quella alimentata dai mercanti d’armi e dai profittatori di ogni risma; che diplomazia è quella che si occupa solo di equilibrismi, di non ingerenza, di rispetto di zone di influenza; che politica è quella che ha perso il senso della polis e del mondo come spazio comune. Se non ora, quando ci decideremo a lavorare con risoluta pazienza per un disarmo delle menti, dei cuori, delle braccia? Quando ci ricorderemo che colui che ha pronunciato la terribile frase: “sono forse io il custode di mio fratello?” era in realtà il suo assassino?
Dal Vangelo secondo Matteo (10,16-25) In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Ecco: io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato. Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un’altra; in verità vi dico: non avrete finito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo. Un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone; è sufficiente per il discepolo essere come il suo maestro e per il servo come il suo padrone».

CANTO: CHI CI SEPARERÀ Chi ci separerà dal suo amore, la tribolazione, forse la spada? Né morte o vita ci separerà dall’Amore in Cristo Signore.
Chi ci separerà dalla sua pace, la persecuzione, forse iol dolore? Nessun potere ci separerà da Colui che è morto per noi.
Chi ci separerà dalla sua gioia, chi potrà strapparci il suo perdono? Nessuno al mondo ci allontanerà dalla vita in Cristo Signore.

COMPASSIONE
GUIDA: Facciamo ora cinque minuti di buio totale e di assoluto silenzio, un prolungato momento di raccoglimento per esprimere la nostra compassione per i fratelli iracheni, per richiamare lo stato d’animo di chi è costretto a vivere la notte nera della ragione e dell’intolleranza, e l’assenza di voci che si alzino a loro difesa … Ma anche nella notte senza nome, che appare senza fine, possiamo invocare una luce. Ricordiamo sempre che “Una luce che si accende nel buio, un raggio di sole in mezzo a una tempesta, un sorriso in mezzo a un mare di lacrime, un bambino che nasce in mezzo a una guerra, un pezzo di pane in mezzo alla miseria, una faccia amica in mezzo a tanti nemici, un coperta calda in una notte gelida, un bicchiere d’acqua in mezzo al deserto, il sorgere del sole dopo ogni tramonto, la certezza che ci sarà un altro giorno per qualcuno. Tutto questo si chiama speranza”. (Silvana Stremiz)

CANTO: Niente ti turbi, niente ti spaventi, chi ha Dio niente gli manca. Niente ti turbi, niente ti spaventi, solo Dio basta
– Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, non le toccherà nessun tormento. Agli occhi degli stolti parve che morissero; la loro fine fu ritenuta una sciagura, la loro dipartita da noi una rovina, ma essi sono nella pace. Rit.
– Se agli occhi degli uomini subiscono castighi, piena di immortalità è la loro speranza. In cambio di una breve pena riceveranno grandi benefici perché Dio li ha provati e li ha trovati degni; li ha saggiati come oro nel crogiuolo e graditi come olocausto. Rit.
– I giusti nel giorno del loro giudizio risplenderanno; correranno qua e là come scintille nella stoppia. Governeranno le nazioni, avranno potere sui popoli e il Signore regnerà per sempre su di loro. Rit.
– Comprenderanno la verità quanti confidano in lui; coloro che gli sono fedeli vivranno presso di lui nell’amore, perché grazia e misericordia sono riservate ai suoi eletti. Rit.

PREGHIERA
GUIDA Come segno della volontà di essere vicini ai fratelli iracheni uniamo le nostre voci alle loro, recitando insieme il Padre Nostro tratto dal loro breviario, e (a cori alterni) le invocazioni alla Madonna secondo il messale caldeo
TUTTI INSIEME: Padre nostro invisibile che sei nei cieli, sia santificato in noi il tuo Nome perché tu ci hai santificato attraverso il tuo Spirito Santo. Venga su di noi il tuo regno, promesso agli amanti del tuo Amore. La tua forza e le tue benevolenze risposino sui tuoi servi qui nel mistero e là nella tua misericordia. Dalla tua tavola inesauribile dona il cibo alla nostra indigenza e accordaci la remissione delle colpe perché tu conosci la nostra debolezza. Noi ti preghiamo: salva coloro che hai plasmato e liberali dal maligno che cerca chi divorare. A te appartengono il regno e la potenza e la gloria, o Signore: non privare della tua bontà i tuoi santi. Amen
A CORI ALTERNI
– O Cristo nostro Salvatore, noi confessiamo te e ti glorifichiamo, poiché ti sei compiaciuto, nella tua Signoria, di assumere la Madre della vita da questo mondo caduco nel luogo delle tue delizie, affinché godesse eternamente con le schiere spirituali e le potenze del cielo. Rendici degni della tua clemenza, per gioire e godere con lei nella vita che non tramonta.
– Benedetta sei tu, nella tua assunzione hai gettato lo spavento fra gli angeli, ed essi vennero per accompagnare con onori la tua anima assieme al tuo corpo glorioso. Benedetta sei tu, che hai radunato gli apostoli da tute le parti della terra.
– Gli ordini della luce e dello spirito furono mandati dall’alto dei cieli e accompagnarono la bara della Vergine beata, la Madonna, Maria. Anche noi fratelli onoriamo tutti insieme il giorno della sua morte affinché per le sue preghiere meritiamo il perdono. Tu che hai spinto i tuoi dodici a convenire per celebrare la morte della tua santa Madre, ognuno dal suo luogo, con occhio illuminato, abbi pietà di noi.
– O Cristo, che per l’onore del riposo della Vergine Maria hai mandato gli angeli dall’alto, ed essi hanno celebrato la sua sepoltura con esaltazione degna del corpo santo di tua Madre, abbi pietà di noi.
TUTTI: Gloria a te o unico Essere eterno, che per tua volontà ti sei incarnato dalla Figlia di mortali; quando ascendesti nell’alto dei cielo senza abbandonare il tuo luogo di gloria, la tua volontà diede ordine che la Madre tua non gustasse la morte come ogni uomo. Per le sue preghiere perdona le nostre colpe.
CONDIVISIONE
GUIDA : Ora chi vuole può venire avanti per offrire il suo contributo da girare alla Caritas per le esigenze dei cristiani e delle minoranze religiose oppresse in Iraq, e per ricevere il segno della vergogna che è stato impresso sulle case dei cristiani, segno che tuttavia è per noi vanto e gloria nel Signore e potremo anche noi esporre da domani sull’uscio delle nostre case.

INVOCAZIONI: Rit. AVE MARIA
– Maria, Madre del Signore è segno splendente sul cammino del popolo di Dio, figura di un’umanità nuova e fraterna. Chiediamo alla Regina della pace di intercedere perché, dove i cristiani sono perseguitati a causa della loro fede, la forza dello Spirito di Dio riporti alla ragione chi è irriducibile, faccia cadere le armi dalle mani dei violenti, e doni fiducia a chi è tentato dallo sconforto. Rit.
– Per le nazioni dove da troppo tempo la vita è resa impossibile dai conflitti armati e dall’odio che li alimenta, perché il rifiuto della violenza e l’avvio di una coesistenza giusta e fraterna aprano a un futuro migliore, preghiamo. Rit.
– Per le vittime di ogni guerra, per i rifugiati, gli oppressi, e soprattutto per i cristiani perseguitati a causa della fede, perché sia riconosciuto il loro diritto alla libertà e onorata la dignità di ogni figlio di Dio, preghiamo. Rit.
COMMIATO E BENEDIZIONE : O Dio, Padre di tutti gli uomini, rinnova nel tuo Santo Spirito la faccia della terra e conduci questa tua umanità sulle vie della giustizia e della pace, perché possa giungere a godere un giorno con Maria della tua gloria senza fine. Per Cristo nostro Signore.

CANTO FINALE: Andate per le strade n. 21

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