Attualità (10-08-2014)

BIBBIA E GIORNALE

Nella lettera del vescovo che abbiamo pubblicato domenica scorsa, il nostro pastore ci invita a: “leggere il vangelo con la vita e la vita col vangelo!… Con in una mano il Vangelo e nell’altra il giornale”.
“Al mondo non basta la predicazione della Parola, c’è anche bisogno di vedere la vita impregnata di quelle parole”, ripeteva spesso don Oreste Bensi. Per dire che la vera sfida, per ogni credente, deve consistere nel coniugare il vangelo con le sfide del nostro tempo, qui e ora.
Ecco perché coloro che hanno nella chiesa il compito di annunciare la parola di Dio attraverso la predicazione (compreso il sottoscritto), debbano chiedersi con sano realismo se stiano facendo veramente il massimo per scuotere le coscienze di una società come la nostra, in cui è sempre più evidente la spaccatura tra “fede e cultura”, come diceva Paolo VI. Troppe volte le parole delle omelie, pur ispirate ad una sana dottrina, sono disincantate rispetto all’attualità e potrebbero andar bene in ogni luogo e in ogni tempo.
Troppe volte si sta attenti a non contraddire qualcuno, magari perché è potente, o perché abbiamo timore di rimetterci personalmente.
Il mistero di Cristo, Dio fatto uomo, esige la profezia intesa come capacità di illuminare il presente, cogliendo i segni dei tempi, alla luce delle Sacre Scritture.
S. Francesco d’Assisi avrebbe detto il vangelo “sine glossa”, cioè senza mediazioni e interpretazioni.
Purtroppo, la novità del vangelo spesso viene sottaciuta, perché esige una presa di posizione coraggiosa che potrebbe essere fraintesa o addirittura rifiutata. Eppure sappiamo bene che essere cristiani comporta anche l’impegno di manifestarsi al mondo come segno di contraddizione.
L’annuncio e la testimonianza del vangelo assai raramente provoca successo, e se qualche volta accade, è sempre un successo molto provvisorio.
Anche Papa Francesco è tornato sull’argomento. Lo scorso 4 ottobre, durante la visita ad Assisi, ha detto senza peli sulla lingua: “ Penso al sacerdote, che ha il compito di predicare. Come può predicare se prima non ha aperto il suo cuore, non ha ascoltato, nel silenzio la Parola di Dio?”.
Nell’esortazione apostolica “Evangelli Gaudium”, ha rincarato la dose: “L’omelia è la pietra di paragone per valutare la vicinanza e la capacità d’incontro di un pastore con il suo popolo” (n.136).
Per questo motivo non è fuori luogo l’espressione “Bibbia e giornale”, in voga nel tempo immediatamente dopo il Concilio Vaticano II e ripresa dal nostro vescovo.
E’ un’espressione che si ispira all’affermazione del grande teologo Karl Barth: “E’ necessario che tra la Bibbia e il giornale, come tra due poli di un arco elettrico comincino ad accendersi lampi di luce per rischiarare la terra”.
Un suggerimento dal quale si capisce che lo studio delle Scritture e l’interpretazione della realtà, anche come discipline, appartengono ad ambiti diversi del sapere, che deve innescare la consapevolezza e l’impegno ad essere “sale della terra” e “luce per il mondo” nel nostro tempo.

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